Cultura e Spettacoli

La tv a Natale ci propina solo melassa

Televisione significa disperazione in questo periodo di cosiddette feste natalizie

La tv a Natale ci propina solo melassa

Televisione significa disperazione in questo periodo di cosiddette feste natalizie. Per oltre dieci giorni, dal 23 dicembre al 6-7 gennaio, non c'è verso di trovare, neanche logorando il telecomando, lo straccio di una trasmissione decente sul video. Più o meno la stessa cosa succede d'estate, allorché l'Italia si ferma per dare corso alla celebrazione più sacra d'Italia: quella della vacanza obbligatoria, prevista nell'orrendo mese di agosto. I normali palinsesti, all'improvviso, vengono rivoluzionati. Ogni programma sopportabile subisce una lunga interruzione ed è sostituito da fiction e telefilm inguardabili, talmente cretini da costringere il povero utente a spegnere l'apparecchio causa disgusto.

Per settimane e settimane sei perseguitato dalla noia irradiata da qualsiasi antenna, pubblica o privata, indifferentemente. L'utente, incluso quello che paga da anni e regolarmente il canone, è trattato quale autentico imbecille mediante la somministrazione di spettacoli senza né capo né coda e infarciti di schifezze dannose per la salute fisica e mentale. Le torture inflitte al povero abbonato e affini si interrompono a settembre, quando gli specialisti dell'informazione rientrano dalle località di villeggiatura e si degnano di ricominciare a lavorare, illudendolo di poter finalmente sapere cosa accade nel mondo.Intendiamoci, dopo un po' anche i talk show ti hanno già rotto l'anima, perché sono ripetitivi, invitano i soliti personaggi specialisti in dibattiti inconcludenti su argomenti triti e ritriti, ma insomma hai almeno l'opportunità di scegliere quello che ti irrita di meno. È già qualcosa. Senza contare che con l'avvicinarsi dell'autunno esplode il calcio, sempre più eccitante dei discorsi di Matteo Renzi e delle ricette dei professionisti (e dilettanti) chef.

Ma torniamo mestamente alla nefasta tradizione natalizia in chiave televisiva. Mi spiegate perché i dipendenti Rai e di tutte le emittenti nazionali, non appena si sente odore di presepio e non appena si accendono le luminarie commerciali nei centri cittadini, si siedono a braccia conserte e si rifiutano di dare seguito ai propri impegni professionali? Bruno Vespa, il campione dei conduttori, sparisce, e con lui spariscono tutti i suoi numerosi epigoni. La Gruber vola in Tirolo. Giannini fa perdere ogni traccia di sé, e addio Ballarò. Floris si eclissa. Formigli si toglie dai piedi. Myrta Merlino si chiude in casa ad addobbare l'abete per fare felici i suoi bambini. La Panella si ritira nei propri appartamenti. Inconcepibile.I tram non si fermano, i treni neppure. Gli ospedali restano aperti e hai facoltà di andarci a morire.

erfino i giornali, nonostante i giornalisti, non cessano di andare in edicola. Perché i divi del piccolo schermo salutano e si assentano? Questo è ancora niente. La programmazione televisiva muta radicalmente e raschia il barile delle porcherie per imbottire il palinsesto di robaccia stomachevole. A qualsiasi ora, la tv ti sbatte in faccia opere penose: filmini edulcorati in cui si vedono famiglie di deficienti che si abbuffano felici attorno a tavole imbandite, giardini innevati, padri e madri ebeti che si coccolano figli queruli. E si odono musichette orecchiabili, battute melense. Il tutto condito con quintali di melassa.Quando si appalesa Poirot alla ventesima edizione esulti, gaudium magnum. Straripano messe solenni, canti gregoriani, preti che benedicono. Dominano le prediche italo-argentine di Papa Francesco, che incombe su di noi e si manifesta con maggior frequenza del bollettino meteorologico. Questa è crudeltà mentale. Il rischio è uno soltanto: incrementare l'odio per il Natale, facendoci apprezzare addirittura gli islamici che lo considerano superfluo.

Pietà per i telespettatori.

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