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Ubriaca uccide pedone: niente galera

Due pensionati investiti sul lungomare di Arenzano (Genova): uno è morto, l’altro è in condizioni disperate. Tornava da una festa con un amico, anche lui alticcio. I carabinieri: "Lei non riusciva nemmeno a dire il proprio nome. Ma l’arresto è impossibile"

Ubriaca uccide pedone: niente galera

da Genova

Una donna di 24 anni, L. R., genovese, impiegata, incensurata, a mezzanotte di giovedì, ha travolto all’uscita della galleria di Arenzano (sull’Aurelia) due pedoni: uno è morto, l’altro è ricoverato in gravissime condizioni in ospedale. L’automobilista era ubriaca, «tanto da non riuscire a pronunciare il proprio nome», dicono i carabinieri. Immediatamente sottoposta al test dell’alcol, è stato riscontrato un tasso nel sangue di 2,2 grammi litro, oltre quattro volte il limite di legge consentito, che è di 0,5.
La giovane, alla guida della sua Volkswagen Polo, è piombata addosso ai due malcapitati che stavano salendo sulla loro auto, uccidendo Mario Parodi, operaio in pensione di 65 anni, e ferendo gravemente Angelo Pellizzaro di 72 anni, anch’egli pensionato. I carabinieri hanno ipotizzato i reati di omicidio colposo, lesioni colpose gravissime (il ferito è in prognosi riservata con diversi traumi) e guida in stato di ebbrezza. La ragazza, in stato di choc, dopo essere stata interrogata dai militari è ritornata a casa, mentre l’auto è stata sequestrata. È stata denunciata a piede libero. Sulla vettura vi era anche un giovane di 29 anni anche lui alticcio.
Sembra che i due stessero tornando da una festa quando, sotto gli occhi delle mogli, la loro auto ha investito i due anziani trascinandoli per diversi metri dall’auto killer. Le due coppie erano state a cena in un ristorante sul mare e tornavano a piedi verso la Ford Fiesta posteggiata regolarmente lungo l’Aurelia, su un rettilineo. I mariti erano avanti di qualche metro, quando è sopraggiunta nella stessa direzione la Polo che ha urtato la Fiesta prendendo in pieno i due pensionati che hanno sfondato il parabrezza, ricadendo poi sull’asfalto.
Della sbandierata tolleranza zero verso gli ubriachi al volante non c’è stata traccia nemmeno in un caso estremo come questo. «Per il momento - dice il sostituto procuratore Anna Canepa - ho ricevuto solo una comunicazione. Quindi non ho preso iniziative. I carabinieri stanno effettuando i rilievi, che sono anche complessi. Quando riceverò il rapporto deciderò cosa fare, sulla base degli atti». Spetterà al pm formulare il capo d’imputazione con le accuse che intende contestare all’automobilista, per poi proseguire con l’attuale procedura (istruttoria e richiesta di rinvio a giudizio).
Quest’ultima tragedia conferma come il nuovo codice, varato per decreto il 3 agosto scorso, sia inefficace, pieno di incongruenze e di distinguo difficili da capire. Nei giorni scorsi il procuratore aggiunto genovese Franco Cozzi, che coordina il lavoro dei pm sui reati di guida in stato di ubriachezza, aveva mosso pesanti critiche al provvedimento, lanciando un Sos: «Chi guida ubriaco deve andare in cella. Bisognerebbe anzitutto che il legislatore prevedesse il fermo del conducente con un tasso alcolico elevato in tal modo da farlo stare in guardina una notte per smaltire la sbornia, così come bisogna dare il potere alla polizia giudiziaria di provvedere al sequestro preventivo del veicolo. La Commissione Europea ritiene che senza l’alcol in Europa potrebbero essere salvate almeno 10mila vite all’anno».
«Inoltre, - ha aggiunto il magistrato - il superamento di 3 volte dello 0,5 di tasso alcolemico, per esempio tra 1,5 e 2,5, provoca la perdita di coordinamento e equilibrio, confusione mentale, sopore e sonnolenza».
A Genova i processi per guida in stato di ebbrezza sono passati dai 1.089 del 2006 a 806 dei primi sette mesi del 2007. Altro dato in campo nazionale: ogni anno gli ubriachi al volante mietono 700 vittime (circa 8.000 negli ultimi 10 anni).

Ma, come si evince dai vari incidenti dei giorni scorsi per guida in stato di ebbrezza, il decreto del governo non sembra aver reso più sicure le strade.

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