Politica

Uccide la fidanzata a coltellate perché è incinta

Il delitto alla periferia di Sora, in provincia di Frosinone. La vittima aveva 19 anni e viveva da sola

Igor Traboni

da Sora (Frosinone)

Ha ucciso la fidanzata con sei coltellate alla schiena, poi è andato via con la macchina, senza una meta precisa, ma ieri mattina ha chiamato il centralino della polizia, ha raccontato di una ragazza uccisa e poi è scoppiato in lacrime, confessando di essere stato lui ad ammazzarla, lasciandosi convincere a tornare indietro, da Firenze a Frosinone, e a costituirsi.
L’omicidio si è consumato nella tarda serata di domenica scorsa a Sora, grosso centro in provincia di Frosinone. Michele Salerno, 26 anni, programmatore informatico di origine calabrese, va a prendere la fidanzata Adriana Tamburrini, 19 anni, studentessa all’ultimo anno del liceo classico. I due salgono sulla Honda Civic del giovane e si dirigono verso il lago di Posta Fibreno, poco distante. Qui all’improvviso, attorno alle 23, avviene qualcosa di grave, sicuramente non il solito litigio tra fidanzati. La coppia è in crisi, ma lei dice a lui che è incinta, gli chiede di tornare insieme. Michele colpisce Adriana alla schiena: uno, due, sei colpi, con un piccolo coltello a serramanico. La ragazza resta a terra. In mezzo a un prato, probabilmente già senza vita (sarà comunque l’autopsia a chiarire anche questo dubbio). Nella notte nessuno cerca Adriana, che vive da sola in un appartamentino di Sora. Michele Salerno, intanto, imbocca l’autostrada verso nord, ma alle 8 di ieri mattina, nei pressi di Firenze, chiama la polizia a un numero che conosce bene: è quello del commissariato di Sora che legge sempre su un cartello, perché Adriana abita proprio a due passi da lì. «Andate in via Schito - racconta al centralinista - perché troverete una ragazza uccisa a coltellate». Il poliziotto capisce che non si tratta di uno scherzo, fa qualche domanda per prendere confidenza con l’interlocutore e a questo punto l’omicida crolla: «Sono stato io a ucciderla», e scoppia in lacrime. Il poliziotto lo invita a restare calmo, a non peggiorare la situazione, a tornare indietro e gli dà appuntamento alla periferia di Frosinone, dove in effetti il giovane omicida arriva qualche ora dopo, viene prelevato e portato in questura.
Nel frattempo, nei pressi del lago viene ritrovato il cadavere della ragazza: faccia a terra, jeans e una maglietta nera, leggermente alzata, poco distante il suo cellulare e nessun altro oggetto. Per l’omicida è scattato subito dopo l’interrogatorio, che è durato ore ore, fino alla serata di ieri, condotto dal procuratore di Cassino Morra. Secondo quanto trapelato, il giovane si sarebbe contraddetto più volte, fornendo diverse versioni sulla dinamica del fatto di sangue ma soprattutto sul motivo alla base del delitto. La squadra mobile di Frosinone ha iniziato la verifica di tutte le versioni fornite dal giovane e già in giornata gli inquirenti contano di riuscire a definire con esattezza i contorni di una storia nata come tante tra ragazzi (il giovane aveva prestato servizio militare a Sora, poi si era fermato in città dopo aver trovato lavoro e qui aveva conosciuto Adriana) e finita tragicamente.
Adriana aveva il viso dolce, gli occhiali con la montatura scura, diciannove anni e un figlio nel grembo. Adriana non aveva una vita facile e studiava contro tutti e contro tutto. A scuola parlava poco, testa bassa, uno sguardo sfuggente agli altri ragazzi e subito dentro. Un anno fa soffriva di un male triste, un male dell’anima, di quelli che fanno dimagrire le belle ragazze. Un male che è rifiuto del cibo e della vita. Quando era in classe ascoltava canzoni che parlavano di malinconia e tristezza, di amori rubati e perduti, di famiglie spezzate.

Come la sua vita, troppo presto, troppo in fretta, portandosi via il futuro e un bimbo mai nato.

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