Politica

«Uguali ma opposte Almeno sui giovani saremo d’accordo»

Roma Ministro, ha visto? Adesso c’è un’altra Meloni in politica.
«Vedo, e mi fa molto piacere. Adesso facciamo due a due con i Letta, tra i grandi cognomi della classe dirigente italiana, eh, eh...».
C’è anche un Letta amministratore delegato della Medusa....
«Ma c’è anche un altro mitico Meloni: quello che ha occupato l’isola sarda di Malaventu, autoproclamandosi presidente. Dal punto di vista istituzionale il più alto in grado, tra noi tre, è lui».
Preoccupata dalla concorrenza della Meloni del Pd?
«Nooo... Siamo complementari: per fortuna sono aree diverse».
La segue, la «gemella separata»?
«Sì, confesso che mi incuriosisce e mi fa simpatia. E poi sono quasi obbligata».
In che senso?
«A parte il fatto che, visto che ci sono le agenzie che trillano ogni volta che si cita il nome Meloni, ci “marchiamo” senza volerlo. Saltano fuori anche le campagne sui meloni di Zaia e un bomber del Civitavecchia che vorrei tanto conoscere».
E quando vede un’intervista dell’altra Meloni che fa?
«Me la leggo molto incuriosita. Elisa è una possibile sliding door della mia vita».
In che senso?
«Il cognome è lo stesso, l’età pure, un percorso di militanza dal basso, parallelo e opposto. Ecco, con lei so che cosa mi accadrebbe in un’altra vita... se rinascessi comunista».
Democratica...
«Sì, certo. Ma vedo che lei cita come suoi modelli ispiratori Berlinguer e Che Guevara, quindi ha una radice rivoluzionaria a cui tiene».
Lei invece è conservatrice?
«A me piacerebbe restare ribelle».
Chi butta giù dalla torre tra Fini e Berlusconi»?
«D’Alema, senza ombra di dubbio».
Non vale... Sul caso di Eluana invece sareste sicuramente divise.
«Non so come la pensi lei. Io ho creduto fermamente, che nel dubbio di una volontà incerta, il governo dovesse fase qualsiasi cosa per salvare una vita».
Elisa ha appena finito il libro di Concita De Gregorio.
«Io invece mi sono riletta il racconto di Francis Scott Fitzgerald, breve e folgorante su Lo strano caso di Benjamin Button».
Perché proprio quello?
«In un Paese anziano come il nostro, la metafora sulla vita paradossale di Benjamin, che nasce vecchio e muore neonato, è più suggestiva che altrove. Appena posso conto di vedere il film con Brad Pitt».
Per Brad, mica per le metafore.
«Per entrambe le cose, eh, eh».
Ci sarà almeno una cosa in comune con l’altra Meloni?
«Si è formata sul territorio, ha esperienze istituzionali: mi piace».
Perché?
«Perché prediligo quel tipo di percorso ad altri... E mi riferisco, in particolare a quelli che hanno scavalcato chi faceva politica sul territorio o nei movimenti giovanili».
E quindi Elisa...
«La considero più affidabile di qualche specchietto per le allodole che arriva sulla scena dal nulla».
Pensa che potreste trovarvi a fare una battaglia comune?
«Almeno su due cose potremmo trovarci d’accordo: l’impegno per modernizzare il Paese e dare più spazio ai giovani. E quello per leggi che tutelino le donne».
L’altra Meloni si definisce «una persona normale nella Casta». Ha uno stipendio da 1.500 euro.
«La capisco.... Prima di essere eletta alla Camera vivevo con i gettoni del consiglio provinciale, e mettevo insieme più o meno quella cifra».
Lei ha un mutuo di 800 euro.
«Ce l’ho anche io! Ed è molto più alto perché l’ho concentrato in solo 5 anni, per farlo coincidere con la fine della legislatura».
Come mai?
«Non voglio fare passi più lunghi delle gambe. Così se finisco il mio mandato posso tornare al mio stile di vita di sempre. E poi vorrei...».
Cosa?
«Ho in mente una mossa spiazzante. Sto cercando un Franceschini di Azione Giovani da piazzare al posto di La Russa. Eh, eh...».
Cosa significa.
(Sorride) «Che potremmo pareggiare il conto dei cognomi raddoppiati: così il Telpress trillerà il doppio anche per il leader del Pd. Guerra onomastica...

».

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