Politica

Undici bimbi disabili tenuti in gabbia come conigli

Erano stati affidati a una coppia dell’Ohio. Il minore ha un anno e il più grande 14. Tutti con problemi psichici

Mariuccia Chiantaretto

da Washington

In gabbia, a schiera, come se fossero stati conigli. Undici bambini disabili di età variabile fra uno e quattordici anni sono stati liberati venerdì scorso dagli assistenti sociali. Erano rinchiusi in nove gabbie di circa un metro quadrato ciascuna di base e alte meno di 80 centimetri dove erano costretti a rimanere ogni notte dalla coppia che li aveva ottenuti in affidamento. Il fatto è avvenuto a Clarksfield Township alle porte di Wakeman a circa 80 chilometri da Cleveland nell’Ohio.
Le gabbie, poste l’una sull’altra in quattro colonne, erano collegate ad un sistema di allarme. Quelle posate sul pavimento avevano davanti agli sportelli una pesante cassapanca, probabilmente per impedire che i bambini tentassero di uscire durante la notte. Nelle gabbie non c'erano né coperte, né cuscini. I ragazzini non presentano segni di percosse e in apparenza sembrano ben nutriti. I coniugi che li avevano ottenuti in affidamento, Mike e Sharon Gravelle, lunedì mattina hanno negato davanti al giudice d’averli mai maltrattati. I bambini hanno tutti un handicap più o meno grave, dall’autismo alla sindrome fetale provocata dall’alcolismo dei genitori. A raccomandare l'uso delle gabbie, hanno sostenuto lunedì i coniugi Gravelle davanti al giudice del tribunale dei minori, sarebbe stato lo psichiatra che aveva in cura i bambini. «La mia impressione - ha confermato lo sceriffo Randy Sommers - è che la coppia fosse davvero convinta di fare il bene dei ragazzi, pensasse che non ci fosse assolutamente nulla di male nel metterli in gabbia». Il procuratore Russell Lefter, a ventiquattro ore dall’udienza, non si è ancora pronunciato sull’eventuale incriminazione per la coppia.
La scoperta dei bambini nelle conigliere è stata fatta venerdì scorso da un assistente sociale del Department of Job and Family Service che ha suonato al campanello di casa Gravelle. L’uomo, invitato ad entrare dalla coppia, ha visto al secondo piano un bimbo in gabbia ed ha avvisato la polizia. Poche ore dopo gli uomini dello sceriffo Sommers hanno fatto irruzione nella casa con un mandato di perquisizione ed hanno trovato tutti e undici i bambini dietro le sbarre.
I ragazzini sono stati trasportati al Fischer Titus Medical Center di Norwak. In seguito sono stati affidati a quattro famiglie. Uno dei più grandicelli, interrogato dal medico che lo ha visitato, ha detto d’aver dormito in gabbia per almeno tre anni. Eppure la strana coppia non rinuncia a giustificarsi. Ha citato come testimone la madre di Sharon Granelle, che ha sostenuto di volere bene ai bambini come una nonna. «Da quando questi bambini sono stati affidati a mia figlia e a mio genero - ha affermato - hanno ricominciato a sorridere come non avevano mai fatto prima».
Martedì mattina i Gravelle non rispondevano né al telefono né a chi suonava il campanello. Nel loro cortile, sparsi in disordine, c'erano decine di giocattoli, automobiline, un triciclo ed uno skateboard. Fra i giocattoli si aggiravano anche delle galline, qualche gallo, un maiale e due cani. Sotto il portico, in una cassapanca aperta, decine di paia di scarpe e stivali e sette biciclette ammucchiate una sull’altra.

Al fondo del cortile un autobus in disuso, trasformato in laboratorio che ha sulla fiancata la scritta «Community Church».

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