Cronaca locale

«Uovo 2006» un festival per la danza

La kermesse conferma la sua immagine

Uovo (il festival indisciplinare e indisciplinato sullo spettacolo dal vivo, sulle tendenze più originali e innovative delle performing arts) giunge alla sua quarta edizione. Uovo, la forma perfetta eppure instabile dello spettacolo contemporaneo, metafora dell’atto della creazione e del suo prodotto in costante divenire, oggetto coriaceo ma fragile.
Uovo 2006, sul solco della vocazione che il festival ha avuto fin da principio, ovvero quella di scegliere spazi «non tradizionali» di rappresentazione con artisti che sperimentano nuovi linguaggi scenici, liberi dai tradizionali schemi disciplinari (teatro, danza, arti plastiche e visive), presenta quest’anno molte novità, a partire dalla nuova collocazione temporale (maggio anziché settembre) e dal coinvolgimento di una rete ampia e suggestiva di spazi deputati alle varie espressioni del contemporaneo.
L’edizione 2006 (dal 10 al 18 maggio) conferma la sua attitudine internazionale, nomade e indisciplinare tra le arti contemporanee seguendo suggestioni attorno al tema del confine (tra le arti, tra i formati espressivi, tra le culture) e della sua indeterminatezza. Un percorso, anche geografico, che coltiva la dimensione della memoria, ma rivendica anche quella dell’oblio, in continua ricerca di esperienze artistiche che si interroghino sull’identità contemporanea.
Si inizia il 10 maggio con Julie Nioche, una delle più originali giovani coreografe francesi, che fin dalle sue collaborazioni con Meg Stuart e Odile Duboc ha posto al centro della propria riflessione artistica il corpo e i suoi confini. Presenterà in prima italiana H20 NaCl CaCO3, una installazione-performance incentrata sulla relazione corpo-spazio-spettatore ideata e messa in scena in luoghi dal forte impatto architettonico.
L’11 maggio Herman Diephuis, performer francese, porta a Milano, per la prima volta in Italia, i suoi folgoranti tableaux vivants con D’après J.-C., un itinerario di riscoperta della bellezza attraverso la rappresentazione che ne diede l’arte sacra del Rinascimento italiano, fiammingo e tedesco.


Il 12 maggio Impure Company/Hooman Sharifi, coreografo e danzatore iraniano residente in Norvegia, presenta a Uovo per la prima volta in Italia il «solo» We failed to hold this reality in mind, sintesi di un percorso autobiografico di coscienza civile e politica.

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