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Usa, licenziata per il velo commessa fa causa alla catena Abercrombie

Una commessa di 20 anni al momento dell'assunzione chiede di poter indossare il hijab. Permesso accordato. Poi ci ripensano e le chiedono di toglierselo. Lei si rifiuta e viene licenziata

Usa, licenziata per il velo 
commessa fa causa 
alla catena Abercrombie

San Francisco - Ancora una volta un velo indossato fa scoppiare un caso. Una ragazza di venti anni è stata licenziata perché si è rifiutata di toglierselo a lavoro. La giovane, Hani Khan, commessa in un negozio di abbigliamento, aveva chiesto - e ottenuto - il permesso di indossare il suo hijab, purché fosse "in tinta" con i colori della compagnia, la famosa catena Abercrombie & Fitch. Poi però c'è stato il ripensamento. E la commessa è stata licenziata. E lei ha fatto causa per discriminazione. Il fatto è avvenuto a San Mateo, in California. 

Permesso concesso, poi ritirato La particolare stranezza di questo caso è che la ragazza non aveva nascosto la propria intenzione e, anzi, al momento dell'assunzione (nell'ottobre 2009) aveva espressamente chiesto di poter indossare il velo, lasciando comunque scoperto il viso. Il responabile del negozio le aveva dato l’autorizzazione, ponendo solo una condizione: il velo doveva essere "in tinta" con i colori della compagnia. Nonostante questo, quattro mesi dopo (febbraio 2010) la commessa ha ricevuto la richiesta dall’ufficio personale di togliersi il velo e, di fronte al suo rifiuto, è scattato il licenziamento. Nel settembre 2010 la Commissione di lotta contro le discriminazioni al lavoro (Eeoc) ha stabilito che la ragazza è stata licenziata ingiustamente, ma i "tentativi di conciliazione tra le due parti sono falliti nel gennaio 2011".

Causa ad Abercrombie & Fitch La ragazza, sostenuta dalle organizzazioni per i diritti della comunità islamica d’America, ha fatto causa alla catena di negozi, Abercrombie & Fitch, che in passato ha dovuto affrontare altre cause da parte di dipendenti ispanici ed asiatici, che contestavano regole di abbigliamento ispirate, a detta dei ricorrenti, a un’immagine "troppo bianca".

Diritti e libertà "Sono cresciuta in questo paese dove il Bill of Rights garantisce la libertà di religione e quindi mi sono sentita tradita - ha detto la Khan, che studia scienze politiche -. Il mio è un ricorso tutto di principio per tutelare la libertà di esprimere liberamente la propria religione e il diritto al lavoro".

Da parte sua la compagnia si è difesa affermando di seguire regole anti-discriminazione e rispettare la legge riguardo alle "ragionevoli manifestazioni religiose".

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