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Varenne ha solo contribuito al boom delle aste di trotto

Ernesto Cazzaniga*

Grandi risultati alle Aste di puledri trottatori a Settimo Milanese, a dispetto di affermazioni che potrebbero lasciar pensare al contrario: c’è chi parla, infatti, di risultati legati esclusivamente alla presenza di figli di Varenne, ma c’è anche chi afferma che i risultati siano gonfiati. Vorrei anche doverosamente sottolineare che il risultato numerico del volume d’affari (circa 5.200.000 euro) è anche merito delle scelte del Consiglio e del lavoro della segreteria. Il risultato lusinghiero della sessione selezionata è inoltre la giusta risposta del mondo degli allevatori e dei proprietari ad un’ippica che tutto è fuorché virtuale, oltre che la speranza che si possa trovare uno spiraglio ad una crisi così lunga.
La settimana scorsa mi sono occupato di rispondere in maniera civile, senza arroganza né polemiche ad una serie di statistiche approssimative, pubblicate e commentate a peso sullo Sportsman. Ho avuto da queste colonne una risposta piccata e logorroica, che non affrontava il problema ma ribadisce alcune sciocchezze, sulle quali avevo glissato, senza farle rilevare, perché mi sembrava di sparare sulla Croce rossa. Cito solo la più divertente: che si possa ipotizzare che con 5875 (un numero a caso) fattrici, possano nascere un uguale identico numero di prodotti! Vi è poi stato un altro corposo intervento, da parte di un altro giornalista dell’unico quotidiano ippico, sul tema attualissimo della programmazione classica. Lamenta il giornalista in questione: «...sono cominciati gli incontri tra Unire e categorie, per questo sono cominciate a fiorire idee a raffica come sempre proposte dalle solite persone, ognuna interessata ad un settore specifico...». E cosi via. Ma, mi chiedo quali dovrebbero essere secondo lui le persone abilitate a discutere di programmazione, se non gli interessati, ad esempio gli allevatori ed i proprietari?
Vi è poi un’esposizione con una personale interpretazione da parte dello stesso, su quali modifiche richieste, che non riporta assolutamente la realtà delle varie proposte in discussione. Ci rendiamo ben conto di che cosa sia un calendario classico, perché noi allevatori una decina di anni addietro ci siamo fatti carico di elaborare un calendario classico organico, comprendente il giusto rispetto del materiale, la giusta valorizzazione del materiale femminile e tante altre buone cose, che riteniamo in parte abbiano contribuito a portare al raggiungimento dell’attuale livello tecnico dal nostro allevamento.
D’altra parte il giornalista in questione, che stimo molto ed è al corrente di tutti i problemi ippici, ha fatto parte (insieme a chi vi scrive) di una commissione di programmazione che pure essendo stata in piedi per anni, non mi pare abbia prodotto alcunché di meritevole da menzionare o ricordare: giornalista preparato ma senza coraggio. Nel nostro settore piace tanto fare critiche, forse perché in fondo non costano nulla e lasciano il tempo che trovano. Ma perché non fare proposte, e discuterle con tutte le categorie e portarle all’Unire, come abbiamo sempre fatto noi allevatori? Noi non riteniamo che le nostre proposte debbano essere accettate e condivise da tutti, però, ci sentiamo autorizzati a credere che una parte piccola o grande delle nostre proposte abbia dato anche qualche buon risultato, oppure cosi non è stato? A criticare e non proporre forse si fa molta meno fatica, anche perché è poi facile dire: «...l’avevo detto», nel caso le cose vadano male, oppure il più delle volte lasciare cadere il tutto nel dimenticatoio e ricominciare da capo con altri argomenti da criticare. Coraggio, componenti ippiche e non, fate proposte, noi abbiamo un’idea sul come aggiornare il calendario classico, che non produrrebbe l’aumento delle corse, anzi ridurrebbe all’essenziale lo stress a cui sono sottoposti i cavalli di tre anni, con l’obiettivo di laureare il migliore soggetto della generazione, ovviamente anche con una remunerazione eccezionale.

In una parola dobbiamo, a nostro avviso, avere la forza di creare il sogno della vita, di ogni allevatore e di ogni proprietario, sempre con il giusto rispetto per il materiale equino.
*Presidente Anact (Associazione nazionale allevatori cavallo trottatore)

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