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La vecchia Juve non molla «Caro Trap ci teniamo la coppa»

Il Trap ha gettato il sasso nello stagno. Ma nessuno ha apprezzato davvero. Venticinque anni dopo, parlare della tragedia dello stadio Heysel nella cornice del Chiambretti Night e affermare che «sotto l'aspetto etico e umano, l'ipotesi di restituire la Coppa può anche essere presa in considerazione» non piace a chi ha vissuto davvero quel giorno lì. Un giorno maledetto, lo sanno tutti: 29 maggio 1985, 39 morti per una partita di calcio. Assurdo, ma vero. Juventus e Liverpool giocarono lo stesso: i bianconeri vinsero 1-0 con un rigore di Platini, oggi presidente Uefa, per un fallo commesso su Boniek ai limiti dell'area. La squadra quasi al completo festeggiò sul campo, quando forse non tutto era ancora chiaro ma molto già si sapeva: le polemiche si sprecarono e sono andate avanti per anni. Oggi il dibattito potrebbe riaccendersi proprio sulla scia delle parole di Trapattoni, all'epoca allenatore della Juventus. «Dissi ai commissari di campo che erano matti a farci scendere in campo - ha spiegato a Chiambretti l'attuale ct dell'Irlanda -. È una macchia che rimane, anche se la partita fu comunque vera. Forse però oggi si potrebbe prendere in considerazione la possibilità di restituire il trofeo».

«Quella Coppa rappresenta un momento particolarmente drammatico per tutto il calcio - è invece il parere di Roberto Bettega, oggi vicedirettore generale della Juventus che, da calciatore, ha inseguito per tutta la carriera la vittoria della coppa Campioni senza mai riuscire a centrarla -. Conservarla non significa soltanto celebrare il valore sportivo della squadra che la vinse, ma soprattutto ricordare le vittime di quella tragedia e alimentare un'idea di calcio diversa». Analogo il parere di Platini: «La partita fu giocata. Gli inglesi la volevano vincere, noi pure: ci furono anche momenti aspri di gioco e la coppa è finita a chi ha meritato la vittoria. Il resto, purtroppo, è una tragedia che non si può e non si deve dimenticare».

Per la serie: caro Trap, pensiamo ad altro. «Dopo tutti questi anni, anche il mister comincia a invecchiare - dice Stefano Tacconi, portiere titolare di quella Juventus -. Ci sono tante altre cose di cui parlare per provare a migliorare il calcio». «È tutto ormai molto lontano nei tempi, la strage c'è stata e non la si potrà mai dimenticare - spiega Paolo Rossi -. Si può fare di tutto, ma la storia e gli episodi restano: morti compresi. Se uno ricorda l'Heysel, lo fa per la tragedia che c'è stata e per nessun altro motivo. Nessuno di noi si è mai vantato di avere vinto quella Coppa: è stato tutto troppo devastante per essere ricordato come un trionfo. Dopo di che, riconsegnare oggi quel trofeo sarebbe un gesto simbolico e nulla più».

Senza peli sulla lingua, come di consueto, Zibì Boniek: «Non mi sono mai vantato di quella vittoria e non ho mai incassato una lira del premio che la società ci aveva garantito, devolvendo tutto alle famiglie che sono uscite distrutte da quella serata. Per me si tratta di una coppa non vinta ed è un peccato che sia andata così perché, dopo avere già battuto il Liverpool nella Supercoppa europea, avremmo avuto la meglio sul campo anche quella sera. La proposta di Trapattoni, dopo tanto tempo, è fuori luogo: restituire la coppa oggi non sta né in cielo né in terra. Piuttosto, non si sarebbe dovuto festeggiare nulla a fine partita e infatti io me ne tornai negli spogliatoi senza nemmeno toccare il trofeo. Se oggi si volesse dare un segnale concreto, chi ha incassato i soldi del premio li potrebbe devolvere con gli interessi alle associazioni che ricordano la tragedia».

«Non capisco le parole di Trapattoni - commenta Sergio Brio -. Il rispetto per la sofferenza delle famiglie è assoluto e non va mai dimenticato che trentanove persone hanno perso la vita: però fu proprio il Trap a dirci che la partita sarebbe stata valida e che i disordini avevano provocato un solo morto. A distanza di tanti anni non vedo perché lanciarsi in affermazioni del genere. Io e i miei compagni siamo stati vicini come abbiamo potuto a chi ha sofferto, ma sportivamente abbiamo giocato e vinto come ci era stato chiesto da più parti. Si è trattato indubbiamente del giorno più triste ma anche più bello della mia carriera, visto che uno sogna fin da bambino di vincere la coppa Campioni».

La proposta del Trap, insomma, non piace.

La Coppa rimarrà dov'è e la Juventus si prepara a ricordare le 39 vittime non solo il prossimo 29 maggio: nello stadio che sta sorgendo al posto del Delle Alpi, ci sarà infatti un luogo per ricordare la giornata più assurda di tutta la storia del calcio.

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