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"Vedere il ragazzo che ho salvato è il mio sogno prima di morire"

Benito Garbisa è un veterano e conosce il Lido di Venezia meglio di casa sua. E anche i vip, come Sordi

"Vedere il ragazzo che ho salvato è il mio sogno prima di morire"

Ha la barba bianchissima e la pelle di chi al sole ci ha passato una vita intera. Benito Garbisa, per tutti Pippo, leva 1933, è il bagnino più anziano d'Italia e conosce ogni centimetro quadrato del Lido di Venezia. Il suo tesserino risale al 1949 ma, dopo sessant'anni di onorata carriera, guai a levarlo dalla battigia. Lui è ancora lì, in prima fila, a scrutare il mare, pronto a scattare se qualcuno dovesse avere bisogno. «Ogni giorno vado come volontario a passeggiare sul litorale - ci racconta -. Ovviamente non ci metterei un attimo a tuffarmi in acqua se qualche bagnante rischiasse di affogare. Ho ancora energie e un fisico forte».

E dove vuoi che stia un lupo di mare come lui? Uno che ha visto le spiagge trasformarsi, che ha vissuto ogni novità degli stabilimenti balneari, dall'arrivo dei juke box a quello dei ghiaccioli con lo stecchino. Solo il mare è rimasto sempre lo stesso: splendido ma da rispettare. Benito in spiaggia ci ha passato anche la sua infanzia, prima ancora di diventare bagnino: il padre Spiridione Garbisa gestiva lo stabilimento di famiglia, fondato nel 1918, e lui lo aiutava a ritirare le sdraio e chiudere gli ombrelloni la sera. «Pensi che oggi quel bagno compirebbe cent'anni - dice orgoglioso Pippo - da poco lo abbiamo ceduto ad un amico».

Di generazione in generazione, tutto è cambiato, anche il rapporto con l'acqua. «Un tempo i genitori non mandavano i figli in piscina durante l'inverno. Oggi invece tutti i bambini fanno corsi di nuoto e arrivano già preparati al mare». Pippo non si capacita del poco interesse dei giovani per quello che per lui è «il lavoro più bello del mondo». Alle spalle ha una sessantina di salvataggi e alcuni se li porta proprio nel cuore. «Una volta ho sentito gridare aiuto a un centinaio di metri dalla riva, mi sono tuffato e ho ripescato un ragazzo che stava annegando - racconta con gli occhi lucidi - A riva il medico lo ha dichiarato morto. Ma io non ci potevo credere, non era possibile. Ho continuato con il massaggio cardiaco e con la respirazione bocca a bocca. Finché lui ha sputato l'acqua che aveva ingerito. La sera, con mia moglie, sono anche andato a trovarlo in ospedale. Ammetto che, prima di andarmene da questo mondo avrei un grande sogno: poterlo rivedere, oggi sarà un uomo. Di lui però so solamente che arrivava da Loreggiola, un paesino in provincia di Padova. Chissà che fine ha fatto».

Per quell'atto eroico Pippo fu anche premiato dal presidente della Repubblica. E quella medaglia al valore civile non rimase un caso isolato. «Diciamo che di presidenti della Repubblica ne ho conosciuti un po', da Carlo Azeglio Ciampi a Giorgio Napolitano. Ora spero di conoscere anche Sergio Mattarella. Il prefetto ha approvato la mia candidatura alla premiazione e sono in attesa di essere chiamato a Roma».

Un altro salvataggio che ha reso Pippo un autentico eroe è stato quello di un bambino disabile. «Suo padre, nonostante il mare mosso, lo aveva portato a fare il bagno. Il bambino in un attimo gli era scivolato dalle braccia ed era sparito fra le onde. Io mi sono gettato dal molo e mi sono anche ferito ma non potevo lasciare che quel piccolino non tornasse a galla. L'ho riacciuffato e riportato a riva. Poi in ospedale hanno portato me per darmi un po' di punti alla gamba. Ma ero felice e fiero». Tutti questi successi vanno festeggiati. «Si, sì li festeggerò di sicuro. Voglio fare una grande festa Ci saranno i rappresentanti della Marina, della Capitaneria di Porto, la protezione civile, la Croce Bianca e tutte le forze dell'ordine che contribuiscono al salvataggio e alla sicurezza, sia in acqua sia in spiaggia».

Pippo conosce ogni angolo del Lido, la sua «isola d'oro», e ora ne osserva i cambiamenti, compresi quelli portati da suo figlio Maurizio, detto Gigi che, oltre ad avere il brevetto da bagnino, organizza feste ed eventi. Da sempre Pippo è anche testimone di come è cambiato il modo di stare in spiaggia. Di vedetta sulla sua torretta, ha visto le donne con le cuffie di gomma e fiori e i costumi interi castigatissimi e quelle in bikini succinti, ha visto i bambini far merenda con pane e marmellata preparato a casa dalle mamme e ragazzini mettersi in coda per i cornetti confezionati. E poi ha sbirciato i vip del cinema, in soggiorno negli hotel stellati del Lido per il Festival del Cinema di Venezia. «In spiaggia venivano anche Alberto Sordi e Peppino di Capri ma a loro non interessava nuotare, preferivano mangiare i piatti di pesce alla marinara cucinati da mia moglie». La storia di Pippo Garbisa, della sua divisa da bagnino e della sua barba bianca è la stessa storia del nostro modo di andare in vacanza. Lui è stato trasversale a ogni moda, estate dopo estate. Quando in spiaggia ci potevano andare solo i signori e quando, negli anni Sessanta, è scoppiata la smania per la villeggiatura e tutti - operai e imprenditori - prenotavano l'ombrellone per tutta la famiglia, con un effetto «livella» che, da bagnanti, rendeva tutti uguali. E allora a luglio arrivavano le macchinone dei commendatori e le Fiat 500, cariche fino all'orlo, del ceto medio, quello che caricava le valige sul tettuccio, le legava con lo spago e le copriva con il cellophane.

Pippo ha visto sbocciare chissà quanti amori, legittimi o meno, sotto i suoi occhi, ha vissuto gli anni in cui i tormentoni dell'estate avevano il titolo di «Be bop a lula» o delle canzoni di Edoardo Vianello. E si ricorda ancora dei lenti ballati in terrazza durante le feste estive, quelli guancia a guancia che ti restano in testa per tutto l'inverno.

Poi tutto è cambiato e le feste ora sono quelle scatenate, dall'aperitivo in avanti, che organizza suo figlio.

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