Cultura e Spettacoli

«Vedrete, vi stupirò Porto la mia follia nel paese di Alice»

Los AngelesTim Burton, in una pausa del montaggio di Alice nel paese delle meraviglie, che uscirà a marzo, non riesce a nascondere il suo entusiasmo riguardo alla situazione attuale dell’animazione a Hollywood. «Ho lottato dieci anni per convincere gli studios a lasciarmi fare un film in stop motion», dice il regista di La sposa cadavere, in precedenza già produttore di Nightmare Before Christmas, realizzati con la stessa tecnica. «Ho iniziato la mia carriera come animatore alla Disney nel ’79, e tutti dicevano che l’animazione era morta. Non lo è e non è mai stata tanto in salute. The Fantastic Mr. Fox, un film in stop motion, è un successo; The Princess and the Frog, un classico disegno animato disneyano, è in testa al box office; e Up, un film di animazione computerizzata disponibile anche in versione 3D, è uno dei film più amati del 2009».
Tutto ciò fa ben sperare per Alice nel paese delle meraviglie, che mescola animazione tradizionale e computerizzata, 2D e 3D, ed è interpretato da Johnny Depp, Helena Bonham Carter e Mia Wasikowska nel ruolo di Alice. Lo spezzone mostrato alla stampa è spettacolare e trasporta lo spettatore in un mondo mai visto prima, anche se Burton sottolinea che ciò che l’ha spinto a fare questo film non erano certo le nuove possibilità tecnologiche: «Il libro è per lo più una serie di immagini e di personaggi iconici che hanno affascinato milioni di artisti e lettori, me compreso, ma non è una narrativa appassionante come Il signore degli anelli, per fare un esempio. Volevo creare una storia con un contesto e delle emozioni solide, non avere solo una ragazzina che gironzola in un mondo di fantasia, incontrando personaggi bizzarri e vivendo avventure surreali».
Che storia ha voluto raccontare?
«Quella di un viaggio personale, in cui una ragazzina timida e impacciata si trasforma in una giovane donna forte e sicura di sé. Sono affascinato dalle fiabe, le storie e i miti, sono tutti modi per elaborare problemi emotivi. Per questo ho deciso che la nostra Alice ha 19 anni, l’età ideale per esplorare questi temi. A quei tempi una ragazza della sua età veniva presentata in società, doveva sposarsi, ma la sua esperienza riflette quella di tutti noi quando ci troviamo di fronte a un bivio».
Come mai ha scelto Mia Wasikowska per questo ruolo?
«Ha l'età giusta, e malgrado non sia ancora molto conosciuta è una bravissima attrice che ha già recitato in Defiance, Amelia e nella serie televisiva In Treatment, e prima ancora nella sua nativa Australia. Ma soprattutto è quella che io chiamo una old soul, una persona giovane matura e intensa, ma nel contempo con una certa ingenuità».
E cosa ci può dire di Johnny Depp? È per lei una specie di musa?
«È solo un pezzo di carne! Come diceva Hitchcock, gli attori sono bestiame. Scherzi a parte, è l’attore ideale per un film del genere, in cui non si può lavorare con attori che seguono il metodo dell’Actors’ Studio, che devono studiare persone e attività reali per prepararsi. Con me gli attori devono uscire dai propri confini fisici e mentali, fare cose fuori di testa, ed essere capaci di mantenere la sincerità dei sentimenti pur nella loro stranezza e follia. È molto difficile, perché durante le riprese si trovano quasi sempre in un teatro di posa in un mare di verde, tutto il resto, scenografie e personaggi animati, verrà aggiunto in postproduzione, a parte qualche accessorio come tavoli o tazzine da tè, e devono usare solo la loro immaginazione, parlare a palline da tennis o a sagome che rappresentano altri personaggi».
E come ha scelto lo stile del film?
«Non avevamo modelli precisi. Abbiamo mescolato in modo organico macchine da presa e tecniche diverse. I personaggi si muovono in un ambiente tridimensionale ma li abbiamo girati in 2D; e per alcuni la testa di un attore è inserita su un corpo fatto al computer, e le facce sono poi distorte e rese in 3D. È un mix mai visto finora, ma la tecnologia non la fa da padrone.

A dire il vero non sono nemmeno un fanatico di effetti speciali, se li uso è solo per illustrare al meglio la semplice storia di una ragazzina che scopre se stessa».

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