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Vendita Telecom: i nodi ancora irrisolti all'esame della Borsa

Il passaggio della società ai nuovi azionisti previsto a ottobre. Possibile rimpasto del cda nelle prossime settimane. La Cdl: "Il governo non s'intrometta". Prodi in difesa. Il giorno dopo di Tronchetti: regate a Portofino

Vendita Telecom: i nodi ancora irrisolti all'esame della Borsa

Milano - Ci vorranno almeno sei mesi per chiudere la partita Telecom. Le firme sul contratto del passaggio del pacchetto di riferimento da Pirelli alla futura holding Telco sono attese per ottobre. Un periodo molto lungo che è stato messo in cantiere calcolando i tempi tecnico-finanziari, ma soprattutto quelli necessari per le autorizzazioni antitrust e regolamentari, nazionali, europee e financo intercontinentali.
Una situazione inedita per Telecom perché per la prima volta fa il suo ingresso nell’azionariato un’altra società di tlc: Telefónica, che oltre a essere l’ex monopolista in Spagna, vanta una presenza forte in Sudamerica e in particolare in Brasile. Al pari di Telecom, con Tim Brasil.
Oltre agli aspetti concorrenziali nella telefonia fissa e mobile ci sarà poi da valutare il futuro della parte media e tivù, anche questo in cerca di una nuova identità.
Nel frattempo la società resta nelle mani dell’attuale cda, guidato da Pasquale Pistorio, che è in scadenza tra un anno. Ma anche qui i punti interrogativi non mancano. A partire dall’incertezza sull’arrivo o no in tempi brevi di un nuovo capoazienda al posto dell’attuale ticket Buora-Ruggiero. La fila degli ipotetici candidati è lunga: da Vittorio Colao a Francesco Caio, da Marco De Benedetti a Franco Bernabè. C’è comunque l’ipotesi che, tra qualche tempo, a trattativa avanzata, i 3 consiglieri di nomina Pirelli lascino il posto a una prima rappresentanza del nuovo azionariato nel cda.
C’è poi la questione dei debiti finali della Telco. Si sa che Telefónica avrà il 42,3%, Generali il 28,1%, Mediobanca e Intesa il 10,6% a testa e Benetton l’8,4%. Ma non si sa con esattezza che debito dovrebbe avere la nuova società nei desiderata dei soci. Sabato l’ad delle Generali Giovanni Perissinotto (che rappresenta il primo socio italiano nel nuovo assetto) ha detto di essere molto soddisfatto dal dividendo incassato finora tramite il suo 4,6% di azioni Telecom. Ora però non sarà più così, entrando Generali nella Telco, che parte con una dote di 2,8 miliardi di debiti e oneri finanziari che assorbono il 50% della cedola.
Tanto che lo stesso Perissinotto ha parlato di indebitamento sostenibile: «L’obiettivo è far salire tutto il dividendo possibile e poi distribuirlo ai soci». Ma al momento non è chiaro come i debiti verrano ridotti, al punto che in partenza cresceranno addirittura dei 900 milioni erogati da un prestito ponte. Ponte perché verrà ripianato da un aumento di capitale che servirà eventualmente a fare entrare nuovi soci.
Ma se così fosse, l’indebitamento finale resterebbe pressappoco pari a quello attuale. E dunque molto poco remunerativo per i soci di Telco. Soprattutto nella prospettiva del piano industriale del gruppo di tlc, che prevede un calo della redditività e delle cedole prossime venture.
Questi e altri aspetti verranno valutati oggi dal mercato, dopo un’intera domenica a disposizione degli addetti ai lavori per esaminare i dettagli dell’operazione.

Prevarranno l’ottimismo per la stabilità annunciata, o le perplessità per gli interrogativi che restano aperti? La risposta passa a Piazza Affari.

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