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Il Veneto come le Highlands. E con il dj a bordo piscina il whisky fa la rivoluzione

A Castelfranco la prima edizione del Revolution festival: tre giorni di degustazioni, brunch e cocktail

Il Veneto come le Highlands. E con il dj a bordo piscina il whisky fa la rivoluzione

Lasciate ogni tweed voi ch'entrate. Lasciate il monocolo, la tessera del gentleman club. Lasciate i pregiudizi che da sempre dipingono il whisky come austero nettare per signori baffuti in veste da camera. Perché il festival che dalle 14 di oggi a lunedì sera trasformerà Castelfranco Veneto in una piccola Glasgow è una vera rivoluzione.

Non a caso i ragazzi che lo hanno ideato e organizzato lo hanno chiamato Whisky Revolution Festival. «L'obiettivo è smitizzare il whisky - spiegano i fratelli Davide e Dario Cerantola - e renderlo un piacere per tutti, dai giovani alle donne». Mica facile, ci hanno provato in tanti. Bisognava ribaltare i canoni, girare un video promozionale che rivaleggiasse con gli spot super chic di profumi e case di moda. Et voilà un «distillato di intrattenimento e cultura», come si legge sul sito.

Prima di tutto - alla faccia dei caminetti - il WRF è l'unico festival en-plein-air, dato che si terrà nel giardino con piscina dell'Hotel Fior (ma pronti a trasferirsi al coperto in caso di maltempo). Seconda novità: la splendida e troppo trascurata provincia italiana. In Italia Milano e Roma hanno i loro storici festival, ma il Veneto? «Qui c'è una straordinaria cultura del bere: prosecco, spritz, grappa - spiega Davide -. Però mancava una rassegna sul re degli spiriti. Infatti ci aspettiamo grande partecipazione sia dal Trevigiano sia dal resto della Regione. I clan sono in fermento...».

D'altronde i fratelli Cerantola qui sono un'istituzione. Giusto dodici mesi fa, dopo anni di serate fra amici a base di discussioni, carte e buone bottiglie, hanno aperto un bar. E che bar. Il «Blend» ha 400 whisky in mescita, con il sogno di «servire almeno una goccia di ogni distilleria esistente», liscio, on the rocks o in cocktail, a ognuno il suo. L'inizio è stato promettente e ora festeggia il suo primo compleanno con questo Festival all'insegna delle novità: dal ristorante con abbinamenti fra i piatti degli chef e i drink ideati per l'occasione dai vari bartender, al dj-set fino alle 2 di notte; dai «whisky talk» con gli esperti alle degustazioni in simbiosi fra pubblico e blogger italiani; dalle visite guidate dei ragazzi del Whisky Club Italia fra le bottiglie della collezione di Max Righi (il cosiddetto «Museo del whisky») al «whisky brunch»; dall'«Area VM21» dove acquistare i malti pregiati di oltre 21 anni ai seminari sulla mixology. Tanta carne - pardon, single malt - al fuoco.

Questo per quel che riguarda location, eventi e filosofia. Ma a un festival del whisky si vogliono assaggiare whisky. E al netto di qualche defezione per il contemporaneo e assai prestigioso «Whisky live» di Parigi, sono 130 i marchi presenti, 14 le masterclass in programma. Ci saranno i grandi classici Diageo (Lagavulin, Caol Ila, Talisker), le distillerie distribuite da Compagnia dei Caraibi (Balblair, Glen Moray, l'irlandese Quiet Man), i malti stranieri nel portafoglio Velier (Nikka, Amrut, Kavalan), gli ultimi arrivati della linea Discovery di Gordon and Macphail, l'italiano Puni, i bourbon, gli indipendenti...

Inoltre c'è attesa per le tante anteprime. La parte del leone spetta a Beija Flor, protagonista con masterclass di assoluto livello (su prenotazione). Molto attesa l'ultima release del Kilchoman 100% Islay, apice della verticale in programma lunedì e tenuta da Jacopo e Giacomo del sito «whiskyfacile». Da non perdere poi gli imbottigliamenti di Cadenhead's e le chicche di Tomatin, dal nuovo 15 anni in botti di Moscatel al rarissimo «Virtual cask» distillato nel 1976. Per non parlare del Bladnoch «Bicentennial», che sarà possibile assaggiare durante la degustazione di domenica.

Elencarli tutti è noioso, meglio provarli di persona. L'ingresso valido per i tre giorni (con bicchiere e guida) costa 5 euro, poi si paga quel che si assaggia. Il pass «Gold», con libro e «sorprese», 15 euro. Del resto anche un party sarà «secreto» e ogni riferimento al misterioso Monkey Club non è casuale.

D'altronde, senza carboneria, spie e complotti non si può fare la rivoluzione.

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