Cultura e Spettacoli

Venezia, cinque minuti di applausi per "Baarìa"

Il kolossal di Tornatore apre la Mostra del cinema. Piersilvio Berlusconi: "Bastava chiedere e la diretta tv l'avremmo fatta noi". Tutti pazzi per la madrina Cucinotta

Venezia, cinque minuti 
di applausi per "Baarìa"

Venezia - Il presidente della Medusa, Carlo Rossella, mormorava: «Forse m’ucciderò a mezzogiorno». Cioè appena finita la proiezione-stampa di Baarìa di Giuseppe Tornatore, prodotto da Medusa con 25 milioni di euro... Nonostante il tepore dei critici, che non hanno applaudito il film, Rossella non s’è ucciso. Confortato anche dall’accoglienza entusiastica della proiezione che ha inaugurato la Mostra e il concorso: oltre cinque minuti di applausi e un’atmosfera di commozione diffusa. A essere coerente, però, giudicando la riuscita estetica Rossella dovrebbe almeno martellarsi un piede, come fa il personaggio di Enrico Lo Verso nella saga dei Tornatore. La prima ora di Baarìa è apparsa magniloquente nei toni, soffocante nella fotografia per i colori esasperati. Però Baarìa risale quando l’umorismo involontario dell’autocelebrazione cede all’ironia da commedia all’italiana.

Così da Baarìa si esce stanchi (due ore e mezza...), ma consapevoli d’aver visto un’opera che non è al Lido solo per arginare la disoccupazione a Cinecittà. Se ciò riguarda specialmente lo spettatore (il film uscirà in 500 copie il 25 settembre, il libro con le sue foto e la colonna), il contesto riguarda tutti gli italiani. Infatti da Baarìa si esce consapevoli anche che Silvio Berlusconi, cui fa capo la Medusa, ha finanziato il principale film su un dirigente del Pci (è Francesco Scianna nel ruolo del padre di Giuseppe Tornatore), mostrandolo come un politico manesco che va in piazza contro il governo dc di Tambroni nel ’60 perché sostenuto dal Msi, ma che nel ’68 è irriso come «riformista» da estremisti di sinistra che, invecchiati e arricchiti, dal ’94 avrebbero in parte sostenuto Berlusconi.
Berlusconi e Tornatore uniti nella lotta? Una forzatura dirlo? Lo è stato anche giudicare Baarìa «un capolavoro». Parola di Berlusconi alla vigila della presentazione alla Mostra. La pensa così Tornatore. D’altronde poteva illudersi che i 25 milioni di euro per Baarìa fossero per la sua bella faccia? Con l’aria di chi si sente manipolato, il regista ieri ha scandito, a una stampa che l’assillava sul tema: «Berlusconi ha avuto la mano pesante: se fosse innanzitutto un produttore, non sarebbe stato così entusiasta e avrebbe parlato, caso mai, a film uscito».

Dicono gli inglesi: Never complain, never explain. Insulare ma non nordico, Tornatore si è invece lamentato e giustificato. Specie quando un giornalista gli ha rinfacciato che a Berlusconi Baarìa piacesse per l’accenno del personaggio principale - il padre di Tornatore, dunque - agli orrori sovietici. A quel punto Tornatore jr è sbottato: «Se Berlusconi dice che il film vale per questo dettaglio, dice una grandissima bugia». Assente il grandissimo bugiardo (e facoltosissimo produttore), Tornatore ha infierito: «In Italia si estrapola una frase di un’opera per mandare al rogo qualcuno».
Berlusconi non pare a nessuno uno che spenda 25 milioni solo per aver modo di bruciare Tornatore. Così un Tornatore sùbito rinsavito ha aggiunto: «Non credo però che questa sia la sua molla». A quel punto il vicepresidente operativo della Medusa, Giampaolo Letta (figlio di Gianni), è intervenuto: «Le parole di Berlusconi sul personaggio principale del film sono in coda alla dichiarazione sul film, che ha apprezzato nel complesso».

A riportare la conferenza stampa su dettagli meno spinosi e più interessanti è stato un altro accenno di Baarìa, quello alla memoria sessantottarda, con implicito riferimento alla sua deriva terroristica. Svestiti i panni dell’esteta, conservati quelli del figlio fedele al ricordo del padre - è il Tornatore che si può amare - il regista ha tranciato: «La colpa di certa sinistra è stata volere tutto e subito. Ciò non porta bene. Era un modo di ragionare inevitabile quando il mondo era diviso in due, ma non oggi, eppure ancora si stenta a capire che non si fa così la politica». E ancora, in un crescendo venato di rimpianto per la «passione civile e morale» della Prima Repubblica: «Sono nato in un’Italia che ci faceva caso. La mia famiglia non mi ha insegnato solo a mettere il grembiule per andare a scuola, ma anche a rapportarmi col mondo. E ora noto l’importanza di questa passione che si è persa». Diceva Leonardo Sciascia: «Si è siciliani con difficoltà».

E Tornatore postilla, con Baarìa: «Sì è figli con devozione».

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