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La verità di Berlusconi

Ansia da flop: il pm tenta l'ultima carta. Dossier last minute sul caso alla vigilia della decisione dei giudici, dopo dieci anni di accanimento contro il Cav. Nella memoria depositata Berlusconi accusa: "Il tribunale non li ha voluti ascoltare Mills mi ha fatto condannare due volte ingiustamente: perché mai avrei dovuto pagarlo?"

La verità di Berlusconi

Il presidente Silvio Berlusconi va al contrattacco. E mentre deposita una memoria, della quale pubblichiamo ampi stralci, che ribalta le accuse, affida a un comunicato del suo portavoce Paolo Bonaiuti le considerazioni alla vigilia del verdetto. «Il processo Mills – recita la nota, ricordando che il processo è prescritto – è soltanto uno dei tanti processi che si sono inventati a mio riguardo. In totale più di cento procedimenti, più di 900 magistrati che si sono occupati di me... dei record davvero impressionanti, di assoluto livello non mondiale ma universale, dei record di tutto il sistema solare».

Voglio ricordare che l’attua­le capo di imputazione co­stituisce un radicale e pro­fondo rimaneggiamento costrui­to ad arte dal pubblico ministero (...). E l’intento della Procura con quella modifica è più che palese. Ma comunque esaminiamo l’at­tuale imputazione. Secondo la Procura Mills avrebbe reso false dichiarazioni in due processi pe­nali accettando da Carlo Berna­sconi su mia disposizione, una somma di denaro. Iniziamo dai processi in cui Mills ha deposto quale testimone. (...) Debbo ricor­dare che era ritenuto assoluta­mente ostile rispetto alle ragioni della difesa. Tanto che proprio in base alle sue dichiara­zioni fui ingiustamente condannato nel primo grado di entrambi i proces­si. (...) Quindi alla fine del 1999 dopo essere stato condannato per ben due volte in conseguenza delle dichiara­zioni di Mills e ancor prima della sen­tenza di appello, gli avrei fatto avere a titolo di gratitudine ben 600.000,00 dollari. E tanto si era dimostrato te­ste amico Mills che quando nel 2003 fu sentito nel processo cosiddetto Sme-Ariosto, invece di agevolare la difesa avvalendosi della facoltà di non rispondere e rendere così inuti­lizzabili le sue precedenti dichiara­zioni che tanto mi avevano nuociu­to, Mills appunto ritenne invece di te­stimoniare. E allora non è dato com­prendere quale riconoscenza io avrei dovuto avere nei confronti di Mills e quali favoritismi avrebbe que­sti posto in essere.

Debbo rilevare, fra l’altro, come ho avuto più volte occasione di affer­mare che i miei rapporti con l’avv. Mills erano inesistenti. Come è noto ho sempre avuto fin da giovanissimo una attività lavorativa assai intensa (...) A ciò si aggiunga che dal giugno del 1993 mi impegnai stabilmente in politica (...) Quando Carlo Bernasco­ni avrebbe promesso il denaro e poi lo avrebbe consegnato a Mills, io ero proprio nel pieno di quell’impegno politico che mi ha portato ad essere il Presidente del Consiglio che più a lungo ha governato l’Italia dal 1946 ad oggi. Ebbene io non ricordo né di aver mai incontrato l’avv. Mills né di avergli parlato mai al telefono. (...). Sulla telefonata, che è anche fra i pun­ti del capo di imputazione, l’assunto è davvero straordinario. (...) il conte­nuto di questa telefonata secondo lo stesso Mills fu totalmente irrilevan­te. Mai a Mills nel corso dei due pro­cessi che ho ricordato fu chiesto se avesse avuto con me contatti telefoni­ci sul punto specifico in discussione (...). Né mai Mills avrebbe potuto di­chiarare che la proprietà delle socie­tà del cosiddetto gruppo B della Fi­ninvest in realtà avrebbero fatto ca­po a me. (...) Si pensi, ad esempio, al­la contestazione di falso in bilancio. Se Mills avesse affermato che la pro­prietà delle società del gruppo B era di Silvio Berlusconi persona fisica e non della Fininvest,che fra l’altro era da me interamente posseduta,sareb­be venuto meno l’obbligo di consoli­dare quelle società in bilancio e avrebbe impedito alla Procura di so­stenere l’accusa. Basterebbe questa banale osservazione per comprende­re come sia erronea la tesi della falsa testimonianza. Sulla plusvalenza di 1,5 milioni di sterline è facile osservare come dalla lettura delle plurime dichiarazioni di Mills sul punto, vi sia stata da parte sua la volontà di creare la massima confusione per potersi tenere tale somma e per il timore di accuse nei suoi confronti. (...) Ma se un Tribuna­l­e non vuole ascoltare i testimoni del­la difesa e ammette solo quelli della accusa, è ovviamente impossibile pervenire ad una sentenza giusta. An­che «Century One» e «Universal One» erano argomenti che potevano ingenerare problematiche di natura penale non già per me bensì per lo stesso Mills, tanto che tutto ciò gli comportò una imputazione da parte della stessa Procura di Milano (...). Confermo quindi che nessuna socie­t­à fu costituita per mio conto né alcu­na movimentazione di denaro av­venne su mia disposizione. La storia di quelle due società è nota e se fosse­ro stati ascoltati i testi della difesa, che invece sono stati cancellati, risul­terebbe anche agli atti. (...) Dei fatti successivi io non sono affatto a cono­scenza come potrebbero ben testi­moniare tutti coloro che non si è volu­to ascoltare come testimoni (...). È chiaro che se non verranno sentiti i te­stimoni in merito, questo non potrà essere considerato un giusto proces­so ma sarà invece la mera conferma delle tesi della Procura senza con­traddittorio alcuno.

Ritorniamo a Carlo Bernasconi. Purtroppo il dottor Bernasconi non può essere ascoltato ma la mia difesa fin dal primo momento ha chiesto al pubblico ministero, al giudice per l’udienza preliminare, al primo Col­legio giudicante e a questo Collegio, di acquisire tutte le sue movimenta­zioni bancarie italiane ed estere. E se la lettera di Mills al suo commerciali­sta deve essere utilizzata non se ne può prendere solo una parte. In quel­la lettera infatti vi sono delle precise indicazioni di movimenti dei denari di Carlo Bernasconi. I miei difensori hanno addirittura proposto di so­spendere la prescrizione durante gli accertamenti pur di conoscere la ve­rità. Tutti si sono rifiutati adducendo la Procura una scusa che è franca­mente incredibile, ovvero la manca­ta conoscenza di dove Bernasconi avesse i conti. In Italia sarebbe stato assai facile individuarli e all’estero, almeno in Svizzera, Gran Bretagna e Irlanda, ben si poteva investigare. E come mai non si sono voluti sentire i familiari di Carlo Bernasconi (...)? È una domanda che in un processo normale non sarebbe mai rimasta senza risposta. E quando la mia dife­s­a ne ha avuto la possibilità e ha potu­to accedere ai conti la tesi accusato­ria è crol­lata tanto da doversi artificio­samente cambiare il capo di imputa­zione.

È la mia difesa che si è procura­ta la documentazione alle Bahamas dimostrando inequivocabilmente che quel denaro, i famosi iniziali 2.050.000,00 dollari, erano non già di Bernasconi bensì di Attanasio. (...) Ogni volta (...) che viene eseguito un approfondimento emerge con chia­rezza la totale inattendibilità ed in­consistenza delle tesi della Procura. (...) Fu lo stesso Mills che nelle bozze del memoriale trovato sul suo com­puter e che Mills intendeva deposita­re alla Procura a dichiarare che fin dal primo interrogatorio aveva detto al dr. De Pasquale e al dr. Robledo che il denaro arrivava tutto da Attana­sio. Scrisse altresì di non aver prete­so la verbalizzazione poiché intimo­rito da un possibile arresto e di aver voluto per questo motivo compiace­re la Procura che ins­isteva per ottene­re da lui una accusa nei miei confron­ti.

Insisto è Mills stesso a raccontare queste cose. Allora domando: per­ché si ritiene credibile Mills quando (...) collima con la tesi accusatoria e invece lo si ritiene non credibile quando scrive per sé e per il suo avvo­cato? È evidente il motivo: perché tut­to ciò diverge e confligge con la tesi della Procura. (...) I dati contabili so­no oggettivi e risultano da tutte le con­sulenze, da tutti gli atti, da tutte le te­stimonianze. Mai, mai vi è stato un flusso di denaro da me, dal mio grup­po, da Carlo Bernasconi o da altri a fa­vore di Mills per la vicenda in ogget­to. E le ragioni che hanno spinto Mil­ls a fare quelle iniziali dichiarazioni al fiscalista sono assolutamente comprensibili ed ovvie.(...) È (...) ovvio che Mills fosse preoccupato, e non poco, di dover testimoniare su quei flussi di denaro che avevano portato in carcere Attanasio, che potevano costargli una accusa di riciclaggio e la forzata divisione del danaro con i suoi ex soci (...). Ecco quindi le ragio­ni della sua invenzione su Bernasco­ni anch’egli deceduto (...). Del resto Mills ha poi ammesso di aver avuto quei soldi da Attanasio e tutto questo è stato confermato dai documenti e dai riscontri che hanno consentito al fisco inglese di sottoporre a tassazio­ne quella somma (...) Ma evidente­mente non si vuol credere nemmeno al fisco inglese per non dover ammet­tere la totale infondatezza della tesi accusatoria. (...). Ciò (...) sarebbe sta­to ancor più conclamato se si fossero consentite le testimonianze che la legge imporrebbe di ascoltare.

Per concludere ritengo di avere il diritto di aspettarmi da questo Colle­gio non una sentenza di prescrizione ma invece una sentenza di piena as­soluzione per non avere commesso il fatto.

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