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«È vero siamo i più forti del mondo Erba o terra il tennis è cosa nostra»

Ha preso il via stanotte, a Shanghai, l’Atp Masters Cup che mette di fronte gli otto migliori giocatori dell’anno. Ma, come sempre, i grandi favoriti sono lo svizzero e lo spagnolo, veri dominatori della stagione

Davide Tieghi

Sono loro i grandi protagonisti della stagione, il duopolio del tennis mondiale. Roger Federer e Rafael Nadal, dopo una stagione monopolizzata quasi del tutto, con le quattro prove dello Slam e cinque Masters Series messi in saccoccia, affrontano ora gli ultimi appuntamenti della stagione con quella voglia di vincere che contraddistingue sempre i grandi campioni e chi li ha catapultati tra i grandi interpreti dell'arte della racchetta. Così hanno voluto tracciare un primo bilancio dell'annata, con la solita simpatia e disponibilità.
Dopo anni di dominio americano il Vecchio Continente torna a dettar legge sui campi da tennis di tutto il mondo.
FEDERER: «Penso che sia un bel risultato per noi europei, anche se l'ultima parola spetta senza dubbio agli appassionati. Sono loro che dovranno giudicare se il tennis espresso dal sottoscritto e da Rafa sia più o meno attraente di quello made in Usa».
NADAL: «È un grande onore essere protagonista del ritorno del tennis europeo sul tetto del mondo. Oggi io e Roger dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo ottenuto, ma eviterei di fare i soliti paragoni su chi è stato o è il più forte. Ogni epoca è storia a sé».
Una rivalità, la vostra, che sembra aver risvegliato dal torpore un movimento che negli ultimi tempi pareva essersi un po' perso nell'attesa di uno sfidante alla leadership.
FEDERER: «Non penso che il movimento abbia attraversato un momento di torpore, anche perché prima dell'arrivo di Rafa ho dovuto vedermela con giocatori di un certo livello prima di diventare numero uno del mondo. Hewitt e soprattutto Roddick, non mi sembrano degli sprovveduti. Chiaro che lo sport in generale vive sulle rivalità e la nostra fa parte del gioco».
NADAL: «Direi che il tennis ha sempre vissuto di grandi duelli e di sfide tra campioni. Non penso, però, che prima del mio arrivo si sia vissuto un periodo di vacche magre. Sarebbe irrispettoso nei confronti degli altri giocatori. Diciamo che abbiamo aggiunto un po' di pepe in un piatto già saporito».
Quest'anno si sono sprecati i paragoni al vostro duopolio, ma sinceramente, a quale coppia di campioni del passato vi sentite di assomigliare: Vilas-Connors, Borg-McEnroe o Sampras-Agassi?
FEDERER: «Vilas-Connors. Uno quasi imbattibile sulla terra rossa e l'altro a suo agio sul veloce e l'erba».
NADAL: «Incastrerei due epoche diverse con il duo Vilas-Sampras. Per molti versi il mio gioco assomiglia a quello del campione argentino, mentre Roger è sulla buona strada di Sampras. Se continua così rischia di emulare il campione americano».
I numeri del 2006 parlano chiaro, Roger si è aggiudicato tre prove dello Slam, mentre Rafael si è riconfermato al Roland Garros. Solo Baghdatis e Roddick, rispettivamente a Melbourne e Flushing Meadows, hanno provato ad infrangere questo dominio, ma senza risultati.
FEDERER: «Personalmente è stata una stagione esaltante nella quale ho potuto godere della gioia di poter vincere tre prove dello Slam. È mancata solo la ciliegina del Roland Garros, ma in quell'occasione Rafa è stato più forte e ha meritato. Il mio obiettivo rimane il Grande Slam: se gli altri saranno più bravi di me gli stringerò la mano, altrimenti sarò io a gioire».
NADAL: «Penso che l'aver trovato la conferma a Parigi sia stato di per se stesso un grande risultato, come l'aver centrato per la prima volta la finale a Wimbledon. Sono partito ad handicap saltando gli Australian Open e pagando con un infortunio gli US Open. Non penso di essere imbattibile ed ho grande rispetto dei miei avversari, per cui ancora una volta sarà il campo a premiare il più forte».
I testa a testa della stagione, però, premiano Nadal con un secco 4 a 1 che portano il computo totale sul 6 a 2 in suo favore. Quando vi affrontate le gerarchie s'invertono?
FEDERER: «Nulla da eccepire sui nostri scontri diretti. Rafa ha vinto tre volte sulla terra (Montecarlo, Roma, Parigi, ndr), superficie a lui favorevole; io, al contrario, mi sono imposto sull'erba di Wimbledon. L'unica sfida che sulla carta poteva essere a mio favore era Doha, ma ancora una volta ho dovuto cedere l'onore delle armi. Quando s'incontrano i primi due giocatori del seeding, l'equilibrio è quasi assoluto e i match si vincono o si perdono per piccole cose, particolari quasi impercettibili».
NADAL: «Ciò che più mi esalta, è l'aver superato per ben quattro volte nel corso della stagione il più forte giocatore del mondo. Se poi aggiungiamo che Roger, nel corso del 2006, ha perso solo cinque match (l'altro con lo scozzese Murray, ndr), direi che la soddisfazione è ancor maggiore. Ciò non toglie che lui rimane il più forte in assoluto».
La sfida più esaltante, delle cinque giocate nel corso della stagione, è stata indubbiamente quella di Roma nella quale avete stregato gli appassionati per circa cinque ore di autentico spettacolo. Siete d'accordo?
FEDERER: «È stata una finale esaltante nella quale, penso, oltre ad aver divertito il pubblico, ci siamo divertiti anche noi. Certo, avrei preferito un esito diverso, visto che si è decisa solo al tie-break del quinto, ma quando si arriva così vicini al successo fa sempre male perdere».
NADAL: «Roma mi porta bene. L'anno scorso ho vinto con Coria dopo una maratona e a maggio ho avuto la possibilità di alzare di nuovo il trofeo vincendo con un grande campione. Una finale che ha fatto bene al tennis, un vero spot per questo sport così affascinante».
Quanto perde il tennis con il ritiro di Agassi?
FEDERER: «Moltissimo. Andre, oltre ad essere stato il campione che nell'era moderna ha conquistato tutte le prove dello Slam, era un punto di riferimento per il movimento. Era piacevole discutere con lui e sentire il suo parere sulle molte questioni che riguardavano il nostro mondo».
NADAL: «Era uno dei miei miti, per cui il suo ritiro è una grave perdita. Ha scelto, comunque, il modo migliore per salutare tutti ed appendere la racchetta al chiodo. Il suo ultimo successo con Baghdatis agli US Open ha dimostrato di che pasta era fatto. Unico ed inimitabile».
Al contrario, quanto ci guadagna con il ritorno di John McEnroe nel doppio?
FEDERER: «John ha scelto di ritornare a giocare per sensibilizzare i più a non dimenticarsi di una disciplina nobile come il doppio. Non avrei mai pensato che potesse vincere a San José al suo rientro. Questo conferma quanto il campione sia più forte degli anni che passano inesorabilmente. Non so se riuscirei a trovare la forza o gli stimoli per fare quello che ha fatto lui. Ma il mio è un ragionamento di un giocatore di oggi, domani si vedrà».
NADAL: «Sensazionale! Ho molto apprezzato lo spirito di quella scelta. Ha voluto mandare un messaggio ai signori del tennis. La storia e le tradizioni non si cancellano con un semplice colpo di spugna, ma meritano rispetto».
A proposito di doppio, come giudicate il new deal voluto da Etienne De Villiers, gran capo dell'Atp, per rilanciare una disciplina che qualcuno ha definito quasi in via d'estinzione?
FEDERER: «Sono molto legato alla storia del nostro sport e ritengo non sia stata una scelta felice, soprattutto perché fatta senza dare troppa attenzione ai veri attori del tennis».
NADAL: «È sempre traumatico quando si cambiano le regole di uno sport per salvaguardare interessi di tipo economico. Ci sono giocatori che si pagano le spese, per giocare i vari tornei, proprio grazie al doppio. Lo spettacolo lo fanno i giocatori, non i dirigenti».
Parliamo di doping. Quando qualcuno insinua che i tennisti, come tutti gli sportivi, pur di migliorare le proprie prestazioni fanno uso di sostanze proibite, cosa rispondete?
FEDERER: «Chi bara in laboratorio, per ottenere risultati migliori sul campo, è una persona che non ha rispetto di se stesso e soprattutto degli altri, per cui va punito anche pesantemente. Il nostro mondo è pulito, anche se c'è qualche pecora nera come negli altri sport».
NADAL: «Credo che a volte, prima di dare addosso a qualcuno, ci si debba munire di prove. Chi sbaglia deve pagare. Non è giusto ciò che è successo nel mio caso. Essere messi alla gogna, solo perché nel ciclismo chi era accusato era spagnolo (il dottor Fuentes, ndr) come il sottoscritto. Ho trovato allucinante l'assioma spagnolo uguale dopato».
Qual è il vostro rapporto sia in campo che fuori?
FEDERER: «Di grande rispetto ed amicizia».
NADAL: «Siamo amici e ci stimiamo reciprocamente».
Nell'era dei telefonini, se doveste mandarvi un sms, cosa vi scrivereste?
FEDERER: «Rafa, mi fai vincere il Roland Garros il prossimo anno?».


NADAL: «Roger mi spieghi come si fa a vincere Wimbledon per quattro volte consecutive? Sono disposto a tagliare l'erba di tutti i campi dell'All England and Croquet Club pur di vincere!».

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