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Vhernier a New York: due negozi e un gioiello da 1700 diamanti

La maison sbarca a Madison Avenue e Wall Street. E per occasione sfoggia il collier «Blue Velvet»

Valeria Braghieri

Vhernier si morsica la Grande Mela. Carlo Traglio apre nella città di Colazione da Tiffany ma dice che una Audrey Hepburn 2.0 non esiste perché «le icone assolute come lei sono morte. Le signore perennemente perfette, dal modo di vestirsi, a quello di muoversi o di posare lo sguardo su chiunque e su qualsiasi cosa, non esistono più. O comunque sono difficilissime da trovare. Ma se esistono non esistono nel pubblico, ma nel privato». Apre a New York, al 783 di Madison Avenue e al 55 Wall Street perché, per Vhernier, le location vincono sempre. E se arrivi lì, sei dove devi essere. Apre a New York perché per Traglio il mercato americano è sempre stato un obiettivo, anche se era già presente a Miami e Beverly Hills, ma i sa, New York è un'altra cosa ancora. È il posto dove cambi marciapiede e cambi mondo. New York è l'arrivo, per questo ancora si piantano le bandiere. E la bandiera di Vhernier sventola accanto a quella a stelle e strisce e accanto a quella di palazzo Cipriani. Nel centro del mondo, da dove si sposta il mondo.

Traglio e i suoi gioielli colti. Traglio che non disegna gioielli da uomo perchè proprio non gli viene, «perchè l'uomo non ha ragione di mettersi nulla» e come dargli torto se, tolti fede e gemelli, poi fa tutto cheap? Traglio e le sue infinite citazioni. Perché per alcuni, il buongusto è un contagio. «Non sai mai da dove puoi andare a prendere un'ispirazione. Persino dal particolare di un quadro non finito (come nella splendida mostra Unfinished), da una pennellata interrotta, da un errore fatto e piantato lì perché ha rovinato tutto. Perché succede, mentre si crea, che qualcosa non giri, non convinca». Per realizzare il collier dedicato a New York, Blue Velvet, ci sono voluti due anni. Forse solo la Nasa è in grado di usare il titanio come Vhernier: gli altri lo sfruttano per montare le pietre, Vhernier lo incorona protagonista. Il risultato acceca. Ma meno di così, non avrebbe potuto essere, per l'esordio nella Grande Mela. E perchè le newyorkesi sono esigenti, «più delle solari signore di Los Angeles. Escono, si vestono, non temono di esibire il proprio status, perchè in America, un ricco è anche uno che paga le tasse e non ha nulla di cui vergognarsi» spiega Traglio.

Che è entusiasta, galvanizzato dalla nuova avventura e lucidissimo: «Donald Trump? Se fosse una donna si metterebbe una tiara. Hillary Clinton? Lei è più low profile, ma è costretta ad esserlo per il suo ruolo, contrariamente a Michelle Obama. I cinesi? A parte una piccolissima elite, non hanno la cultura del gusto, si vestano all'occidentale senza sapere cosa indossano. I russi? Loro sono già passati da una fase di preparazione, le nuove generazioni hanno più gusto. I mediorientali? Quando sono giusti, sono elegantissimi, anche, soprattutto nei loro panni. A Dubai, per esempio, se ne vedono di magnifici. L'oro bene rifugio nelle tempeste finanziarie? Beh certo, come sempre. Negli ultimi giorni le quotazioni dell'oro continuano a salire.

Vale anche per le pietre, i quadri, i diamanti: alto valore poco volume, nel caso dei preziosi».

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