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Vieri, bomber esagerato nella nebbia Blackburn

L'ex che non accetta di essere un ex. Christian, in ritiro con il Blackburn, ha ricevuto un’offerta dal club inglese. Voleva i Galaxy di Beckham, potrebbe finire nella grigia città d’Oltremanica

Vieri, bomber esagerato 
nella nebbia Blackburn

C’è qualcuno che s’aggrappa ancora alle spalle di Vieri. Larghe, ma stanche; alte, ma vecchie. A trentasei anni Bobo ricomincia a finire. Va al Blackburn, forse, e qualcuno lo mette tra i colpi di mercato. Sì, ma quale mercato? Se si pensa a Christian, vuol dire che questa è un’estate moscia. Vieri non fa più notizia da tempo e non fa più gol da altrettanto. Ha lasciato l’Atalanta, ha cercato un posto a Los Angeles, nei Galaxy, poi finirà al freddo di una delle città più brutte d’Europa per sperare di tornare. E al Blackburn lo aspettano, come fosse il loro Cristiano Ronaldo o il loro Kakà. S’è allenato e lo vogliono. Sam Allardyce, l’allenatore dei Rovers ieri ha risposto alle domande e alle provocazioni. Vieri? Perché Vieri? Ed è in forma Vieri? E quanto bisognerà aspettarlo? «È in ritardo di condizione rispetto al resto della squadra, ma saremo pazienti con lui e lo aiuteremo. Vedremo quanto tempo gli occorre per tornare in una condizione accettabile per giocare nella Premier League». Pazienti o attaccati alla canna del gas, come hanno scritto malignamente i perfidi tabloid inglesi. Perché anche per loro, come per molti in Italia, Bobo è un ex giocatore. Quegli infami dei cronisti del Sun hanno pure ricamato su alcune foto recenti di Christian, flashato a petto nudo mentre accompagna il suo cane a fare pipì. La foto disegna una rotondità addominale un po’ sospetta e vagamente antisportiva. Si chiama pancetta e fa strano a uno che ha fatto del fisico il punto di forza di una carriera. Perché Bobo non è mai stato uno con i piedi raffinati e il tocco dolce. È un armadio, una colonna, una roccia, un colosso a volte sgraziato, però efficace. Ha segnato prima di sfiorire, aggrappato forse a un’idea diversa di sé, rispetto a quella che è passata fuori. Christian è un fenomeno mediatico che s’avvolge su se stesso. Mister 90 miliardi, scrissero una volta fotografandolo steso su una carta di credito. La Lazio delle spese folli di Cragnotti lo prese per sentirsi grande e gonfia. Ha creato la Vieritudine. Un tipo di calciatore diverso da tutti quelli visti prima: mai bandiera, ma mai vigliacco, mai orgoglioso di appartenere a qualcosa o a qualcuno, ma mai felice di essere scaricato. Ha cambiato un numero di squadre abnorme per una carriera normale, così non ha mai avuto o voluto avere il tempo per diventare un idolo vero. Schivo nel pallone e poi gradasso fuori, come quando disse nel ritiro della Nazionale: «Sono molto più uomo io, di voi tutti messi insieme».

Esagerato, Bobo. Esagerato nell’era dell’esagerazione: Vieri è stato il simbolo di un calcio con i numeri dopati. Ha creato un’impresa personale che prevedeva ristoranti, magliette, felpe, pantaloni, adesso anche i preservativi. Sweet years, anni dolci, come quelli passati, visto che da mezza vita pallonara non è più quello che è stato, cioè un calciatore capace di spaccare le montagne, di segnare gol che neanche i campioni aggraziati erano in grado di fare. Poi, però, l’altro Bobo, quello ombroso e discretamente viziato, che arrivò alle mani con Marcello Lippi, che prese a calci una porta delle sede della Juve, che fuggì dalla Pinetina perché non funzionava il riscaldamento, che lanciò una bottiglietta d’acqua verso Trapattoni che lo sostituì in Nazionale.

Da troppo tempo Vieri non fa neanche questo. Non s’arrende all’idea di essere un ex. Forse vede Inzaghi, suo amico di sempre, che alla stessa età gioca, segna, si diverte. Non accetta l’idea di non esserci più in questo calcio che sembrava fatto apposta per lui, per i bambini che non crescono. Blackburn non è Los Angeles, però. Fa freddo, è grigio, è triste. Da lì è scappato anche Alan Shearer che pure veniva da Newcastle che non è proprio il triangolo via della Spiga, via Pontaccio, via Manzoni. Blackburn è un’altra cosa: si gioca a pallone e si va a casa.

Non va bene neanche per la pensione.

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