Roma

La villa di Plinio il Giovane abbandonata a se stessa

È di notevole importanza dal punto di vista archeologico, eppure finora non è stata valorizzata per il suo valore storico, anzi negli ultimi dieci anni è stata al centro di indagini per i riti satanici, testimoniati dal rinvenimento di macabri resti di animali sacrificati. Stiamo parlando della villa di Plinio il Giovane, un sito archeologico suggestivo nel cuore della pineta di Castel Fusano, visibile dall’esterno percorrendo un ampio viale alberato con panchine, e accanto numerose fontanelle mute da tempo. La villa sarebbe legata all’occultismo, secondo alcuni esperti della materia, quale vertice di un triangolo esoterico i cui lati passano dall’antica Lavinio e dalla necropoli di Politorium.
Nato a Como nel 61 o nel 62 d.C., studioso di esoterismo, Plinio il Giovane fu ben presto adottato dallo zio, il famoso Plinio il Vecchio, che trovò la morte per asfissia durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Fu avvocato e rivestì numerose cariche pubbliche. Nel 110, sotto Traiano, divenne console e dal 111 fu governatore della Bitinia. Scrisse diverse opere, di cui restano il «Panegirico a Traiano» e un fitto «Epistolario» in dieci libri. Morì nel 114, forse mentre si trovava ancora in Bitinia. A oggi non sono ancora emersi elementi che possano provare con certezza di chi fosse questa bella villa, in epoca antica affacciata sul Tirreno, studiata e scavata nel 1935 da Antonio Maria Colini, l’archeologo che, seguendo le indicazioni fornite da Plinio in una lettera a un amico, aveva iniziato le ricerche a circa 17 chilometri da Roma, nei pressi di un villaggio, il Vicus Agustanus, riportando alla luce un quadriportico in opera reticolata, alcuni vani con pavimento in mosaico, il più bello dei quali, a tessere bianche e nere, raffigura Nettuno su un carro trainato da ippocampi ed attorniato da aragoste, pesci e cavalli marini, databile in epoca antonina (II secolo d.C.). Presso un ambiente con abside poligonale sono state rinvenute una vaschetta rettangolare impermeabilizzata in cocciopesto e alcune stanze crollate, estremamente lussuose per la decorazione delle pareti e dei pavimenti con lastrine di marmo rosso e giallo. Tutti questi elementi e la natura incontaminata rendono estremamente interessante la visita al sito archeologico, oggetto ancora di scavo, che sarebbe opportuno indicare con un’appropriata segnalazione stradale, corredata da una nota esplicativa davanti all’ingresso. In più l’area archeologica, di competenza della Soprintendenza ai Beni culturali del Comune di Roma con la supervisione della Sovrintendenza archeologica di Ostia Antica, necessita di una maggior tutela, in quanto la rete metallica che la circonda è da tempo forata e non adempie più al compito di tenere lontani malintenzionati e vandali come quei motociclisti che vi hanno effettuato gare di moto cross danneggiando alcuni mosaici.
«Stiamo lavorando per riportare in auge l'area della Villa di Plinio, di grande rilievo storico-culturale», afferma il presidente della commissione cultura del Municipio XIII, Monica Picca. «Abbiamo intenzione di recuperare il tempo perduto dalle precedenti amministrazioni che hanno trascurato oltremodo un patrimonio così importante come questo sito. Intendiamo inoltre coinvolgere anche le scuole del territorio così da far conoscere anche ai più giovani questo tesoro strettamente legato peraltro all'area archeologica più vasta di Ostia Antica. Recuperando la Villa di Plinio - conclude Picca - possiamo inserire negli abituali percorsi turistici ostiensi, a giusto titolo, anche questa area».
Plinio il Giovane ebbe molte ville: due sul lago di Como, che volle chiamare «Tragedia» e «Commedia», alcune a Tivoli, Frascati, Palestrina, una in Toscana. Quella sul litorale romano potrebbe trovarsi sul lato opposto del Vicus Augustanus, alle Grotte di Piastra.

Qui gli scavi degli anni '80 di Eugenia Salza Prina Ricotti hanno individuato un criptoportico del tutto simile a quello di cui Plinio scriveva: è "la mia delizia, costruita da me stesso».

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