Una vita da club, dove signori si diventa

Una vita da club, dove signori si diventa

Le ferree e indiscutibili regole del rigido statuto del Royal Yacht Club Squadron di Cowes, in Gran Bretagna, il circolo velico di maggior tradizione del mondo, impongono da sempre l'assoluto divieto di accesso alle Signore ai sontuosi saloni della nobile istituzione. Ancora si ricorda l'imbarazzo del presidente e dei soci quando la regina Elisabetta II espresse il desiderio di visitare questo tempio di austerità, che durante il regno di Sua Maestà la regina Vittoria, nel 1851, nelle acque intorno all'isola di White, varò la «Coppa delle cento ghinee», prima edizione dell'America's Cup. Il protocollo del Royal Squadron di Cowes, in occasione della reale presenza femminile, non prevedeva concessioni e per superare l'impasse, fece costruire una veranda per ospitare la regina senza farla transitare negli ambienti riservati agli uomini. Riti, codicilli e dottrine secolari di una terra, la Gran Bretagna, che ha sempre difeso strenuamente il diritto alla riservatezza, fin da quando, nel XVIII secolo, a Londra, iniziavano a fiorire i primi gentlemen's club, più numerosi poi nell'Ottocento, soprattutto dopo la vittoria su Napoleone, nella battaglia di Waterloo. Anziani rappresentanti dell'aristocrazia e dell'alta borghesia si incontravano nei club per dedicarsi a buone letture, commentare vicende politiche, sorseggiare un tè o un brandy e fumare un sigaro senza essere distratti da presenze femminili. Consuetudini che ancora dettano legge nel cuore del Regno Unito, nel quartiere di Pall Mall, tra il parlamento di Westminster e Buckingham Palace, zona delle sedi dei club british più conservatori.
In Italia il più antico è il circolo degli Uniti di Siena, con prestigiosa sede situata dal 1657 nell'antico Palazzo dell'ex Tribunale della Mercanzia, affacciato su piazza del Campo in posizione strategica per seguire il Palio. Il più esclusivo è senza dubbio il Circolo della Caccia di Roma, dal 1922 al piano nobile del seicentesco Palazzo Borghese, che si erge imponente nel vecchio rione di Campo Marzio. «Va sottolineata la quasi contemporaneità della nascita del Circolo della Caccia con l'introduzione della caccia alla volpe in Italia, nella campagna romana, da parte di lord George Stanhope, conte di Chesterfield, con Don Baldassarre Odescalchi primo Master» ci racconta il nobile patrizio veneziano e stimato scrittore Alvise Zorzi, da quarantotto anni socio del club romano. «In un quadro ad olio donato da re Umberto II ed esposto al Circolo, sono ben raffigurati l'ambientazione, i colori e le caratteristiche di quell'antica passione, ormai vietata ma ancora simulata nelle campagne intorno alla capitale» continua Zorzi. «Ai primi del Novecento esistevano l'aristocrazia bianca e quella nera. Alcuni nobili, come Don Michele Caetani, si volgevano di buon occhio al nuovo ordine unitario italiano, altri invece rimanevano fedeli al Pontefice e alla Santa Sede».
Una delle famiglie più note da sempre legate al Circolo della Caccia è sicuramente quella degli Odescalchi. Il principe Carlo, oggi impegnato nella gestione del Castello di Santa Marinella, ci spiega la filosofia del Circolo. «Le nostre convinzioni hanno radici antichissime, basate sulla volontà di riscontrare tra soci stessi desideri e medesime aspirazioni, nel rispetto della più profonda onestà, dei valori più seri e delle tradizioni di una volta che continuano a far parte della nostra storia», prosegue il principe. «Fondamentali le più semplici regole di vita: buona educazione, rettitudine ed equilibrio, qualità sempre più rare e spesso non comprese. Ritengo che il Circolo della Caccia in futuro potrà aprire le porte anche ad altri settori sociali per attingere nuova linfa comunque all'insegna della signorilità». E tra stucchi oro zecchino e spettacolari affreschi, nei saloni dove un tempo si avvicendavano il cardinal Scipione Borghese e S.A.S. la principessa Paolina, sorella di Napoleone I, D'Annunzio e Stendhal, oggi si danno appuntamento gli ottocento soci, per tradizione tutti di sesso maschile. A parte rarissime eccezioni, per iscriversi, indispensabili quattro quarti di nobiltà nelle vene.
Membri onorari un elevato numero di teste coronate che varcando la soglia della sede si affacciano in regale sequenza da fotografie in bianco e nero appese sulla parete destra dell'ingresso. Tra gli altri, in alta uniforme, re Juan Carlos di Spagna, il principe Carlo d'Inghilterra, il duca Filippo di Edimburgo e il sovrano Alberto II del Belgio. Iscriversi è un'impresa quasi impossibile: obbligatorio essere presentati da tre soci e sottoporsi al tradizionale rito delle palle bianche e nere. Le prime indicano i pareri favorevoli, le seconde i contrari. Ogni voto negativo ne annulla cinque positivi. Uno dei modi migliori per non farsi accettare? Gonfiare i titoli nobiliari bleffando sulle proprie origini. In questo caso il giudizio sarà severissimo. Clamoroso il rifiuto alla presentazione di Paul Getty senior che, all'apice della sua fortuna economica, offesissimo per le palle nere ricevute dai soci, si racconta avesse addirittura lasciato Roma. Tante le esclusioni eccellenti che hanno fatto scalpore ma, il circolo insegna, limitiamoci a rispettare la privacy. Gli appuntamenti fissi? La serata del cinghiale a fine febbraio, il pranzo di Natale e le presentazioni dei nuovi soci con il discorso del più giovane a fine serata. Sempre di rigore l'abito scuro. Per le donne, comunque accompagnate, porte aperte alla foresteria e divieto di accesso ad ambienti come la biblioteca, la sala giochi e la zona lettura. Impeccabile il Maestro di Casa, sempre rigorosamente in tight, che coordina ogni cosa, mentre i camerieri in livrea servono le specialità più prelibate. I piatti più apprezzati? Le pennette all'imperiale, con pollo, zucchine e speck e lo zuccotto al croccantino. Un altro simbolo di discrezione, sempre a Roma, è «il Nuovo Circolo degli Scacchi», oasi di eleganza e fair play che accoglie i soci tra le fughe dei sontuosi saloni di Palazzo Rondanini in via del Corso. Sempre più aperto alla realtà del terzo millennio, oltre ai nomi storici della nobiltà conservatrice, è attento ad accogliere i nuovi esponenti dell'aristocrazia intellettuale, nel rispetto assoluto dei valori etici, morali e sociali alla base della sua costituzione.
Severa è la discrezione della Società del Wist-Accademia Filarmonica di Torino, nata dopo l'unione del Circolo fondato dal Conte Camillo Benso di Cavour con l'Accademia musicale della città. Si trova nell'antichissima piazza San Carlo, all'interno di palazzo Solaro del Borgo, di fronte alla statua dedicata a Emanuele Filiberto, e rappresenta un'istituzione per l'alta società torinese. Il salone costellato di specchi è tanto pomposo da incutere soggezione. Dai Galateri di Genola agli Agnelli, dai Pininfarina ai Ferrero di Ventimiglia, l'elenco dei soci raccoglie la più autorevole tradizione sabauda e piemontese. A Napoli, Milano, Firenze e Catania i club più esclusivi sono i circoli dell'Unione. Quello della città partenopea è situato nei saloni di Palazzo Reale, di fronte alla Galleria Umberto I, sede concessa da re Vittorio Emanuele II a Carlo Poerio. Ospiti di questa dimora regale Mitterrand e Shimon Peres, re Edoardo VII d'Inghilterra e il generale La Marmora. Il presidente, il marchese Piero Piromallo, duca di Capracotta, ricorda ancora con nostalgia quando, dopo gli spettacoli al Teatro San Carlo, il conte Gabriele Gaetani dell'Aquila d'Aragona invitava Eduardo De Filippo e Totò per passare serate indimenticabili. Eccezionale il salone delle feste fatto costruire nel 1810 da Francesco II di Borbone. A Milano, alla Società del Giardino, nei sontuosi ambienti di Palazzo Spinola, si celebrano più di due secoli di storia e nella riservata Superba, a Genova, negli austeri interni di Palazzo Balbi, ora Lamba Doria, nella primavera del 1836 nacque la Società del Casino, fondata dal marchese Stefano Giustiniani con altri quarantaquattro notabili. I soci, anche qui ammessi dopo un attento criterio di valutazione, sono aristocratici e rappresentanti dell'universo economico senza tracce di sangue blu, oggi sempre più presenti come membri dei circoli storici.

Gli anni passano, la società cambia e con l'evolversi delle abitudini e dei costumi sociali, anche le più antiche istituzioni private, scrigni ricchi di preziose tradizioni, cercano di socchiudere con discrezione le loro porte all'attuale realtà.

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