Controcultura

Vonnegut insegna come ridere dell'America

Gian Paolo Serino

Quasi settant'anni di America raccontati dalla penna ironica di Kurt Vonnegut, lo scrittore che è stato definito «il Mark Twain del '900» per il suo sarcasmo nel raccontare il declino morale degli Stati Uniti. Autore di un capolavoro come Mattatoio n. 5, romanzo del 1969 in cui ha raccontato la propria sopravvivenza in un campo di concentramento nella Seconda guerra mondiale durante il bombardamento di Dresda, Vonnegut ha scritto anche storie brevi oggi riunite per la prima volta in un unico volume: 98 racconti, di cui 5 inediti, scritti tra il 1941 e il 2007, anno della morte. Per la maggior parte, come sottolinea anche Dave Eggers nella prefazione, sono «storie morali» fin da quando Vonnegut per 5 centesimi a parola pubblicava racconti su riviste popolari, tanto da definirsi anni dopo «l'ultimo rappresentante della Golden Age dei racconti prima che le riviste fossero spazzate via dalla tv».

Entrare in queste storie è come entrare nell'officina artistica intima e nascosta dello scrittore, con le ingenuità degli esordi, ma anche cogliendo tutti i temi che saranno poi fondamentali nei romanzi: lo sguardo di un artista sul degenerare di un futuro che è già presente. Anche nei racconti di Vonnegut - malgrado la citata influenza di Twain e dello stile di O. Henry - cogliamo tutta l'originalità nel descrivere la guerra, le donne (con un'ironia da far rivoltare anche la femminista meno intransigente), una società sull'orlo del collasso di ogni principio a favore di un «sogno americano» che certo non era il suo.

Almeno quel «sogno» di progresso del tutto materiale. Si può dire che con questi racconti, ancor più che con i romanzi (alcuni davvero poco riusciti, come le incursioni nella fantascienza), Vonnegut è riuscito a rendere al meglio le proprie invenzioni umoristiche: soprattutto con il giusto equilibrio evitando di cadere in personaggi da fumetto o caricature. In queste pagine ci sono decenni di America: dai resoconti dal Terzo Reich alle organizzazioni naziste nel Midwest, dalle facili illusioni e promesse di JFK vendute come sogni alla vita dei lavoratori precari, dai genitori che vogliono far crescere i figli come proprie repliche al terrore «pulp» che ha sempre insanguinato l'immaginario collettivo americano.

Un volume che è anche un ottimo viatico per chi non conosce Vonnegut e vuole scoprire un'America perfettamente descritta nella propria caricatura.

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