Cultura e Spettacoli

Vuoi diventare «lobbista»? Tutti i segreti in un libro

Brillante «manuale» di Alberto Cattaneo e Paolo Zanetto

«La cosa più importante è come impacchettiamo la nostra immagine: ed è qui che intervengo io. Sono pagato per parlare. Non sono laureato né in medicina, né in legge. Sono diplomato in colpire sotto la cintura e incassare insulti. Avete presente il tipo che può farsi qualsiasi ragazza? Io sono quello... fatto di crack». Parola di Nick Naylor, protagonista di Thank you for smoking, film cult per ogni «lobbista» in erba. In effetti, l’opera consegna un’immagine piuttosto romantica (anche se, o forse perché, in nero) della professione, visto che il buon Nick difende gli interessi del nemico pubblico numero 1, e cioè delle multinazionali del tabacco. Eppure, almeno due questioni vengono focalizzate nella pellicola. Primo, l’arte della persuasione è dote fondamentale nel fare lobbying. Secondo, e più in generale, la verità sarà anche un monolite, ma presenta parecchie sfaccettature. Alcune negative, altre forse no. E non sempre chi difende una causa (apparentemente) giusta è privo della proverbiale trave nell’occhio.
Ora, per chi voglia addentrarsi nei misteri del lobbysmo (o, meglio, dei public affairs), in una bibliografia italiana desolante, ecco un brillante volume di Alberto Cattaneo e Paolo Zanetto Fare lobby (Etas, pagg. 274, euro 22). Chiaro, innanzitutto, nello spiegare come sia essenziale, per un’azienda come per un «sistema paese», sapersi fare largo nel «pre mercato», in quella giungla fatta di legislazioni, stakeholder (i cosiddetti «portatori di interessi»: dalle comunità locali alle associazioni di consumatori), authority, tribunali, massmedia che costituisce il campo di battaglia del lobbista. Maestro nel plasmare «l’ambiente» sapendo far valere le buone ragioni di chi gli paga il conto badando alla strategia e non al giorno per giorno. Altrimenti, sono dolori. Se le associazioni di categoria del tessile avessero avuto dei buoni professionisti in public affairs, ad esempio, avrebbero saputo prevenire, rallentare e ammortizzare gli effetti disastrosi della fine, nel 2005, dell’accordo Multifibre. Cos’era? Il patto siglato nel 1974 per porre dei limiti all’importazione in Europa di prodotti del settore tessile da parte dei Paesi in via di sviluppo, Cina e India in prima fila..

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