Cultura e Spettacoli

Walsh, visto non si stampi

Da leggere con attenzione, questa guida di Pat Walsh: 78 ragioni per cui il vostro libro non sarà mai pubblicato & 14 motivi per cui invece potrebbe anche esserlo (Tea, pagg. 230, euro 9). Dove si spiegano gli infiniti e fondatissimi motivi per cui un manoscritto può venir rifiutato, e le scarse ragioni per cui può essere accettato, stampato, messo sul mercato. E da consultare come un manuale per l’autore inerme, ingenuo. Che scrive pagine e nulla conosce sul reticolo di strategie, logiche, opzioni aziendali. E dunque sollecita l’editore con il suo scritto, lo considera un unicum e si meraviglia del fatto che viene, spesso, respinto. E nemmeno si accorge che di norma la lettera di rifiuto è un atto amministrativo, una formula. E allora tenta di decodificare messaggi chiarissimi quali «Il Vostro lavoro non rientra nei nostri piani». E si domanda: «Ma quali sono, i loro piani?» E, immaginandoli, tenta di farsi un nuovo unicum. Che verrà cassato.
Il libro di Walsh è durissimo, spietato perché fotografa, oltre alle strategie editoriali, le attese del gran popolo degli scrittori. Popolo composito, frazionato. Abitato da chi attraverso la pagina invia messaggi di civiltà a pioggia, da chi affabula la propria vita ritenendola esemplare, da chi l’affabula ritenendola, invece, eccezionale e rara. Il quadro globale, tuttavia, non è desolante. Perché il disincantato, crudele, irridente Walsh dimostra che, alla fine, l’unica cosa che paga è una fatica reale, tosta, mirata. «Allo scrittore servono buoni reni», sosteneva, all’incirca, Mario Soldati. Può essere un sottotitolo al libro di Walsh. Spesso, le progettualità altissime, le aspirazioni al capolavoro non preventivamente frustrate condurranno lo scrittore a pensare troppo e lavorare poco. La strada per diventare geni è larga, quella per essere autori reali è semichiusa e ardua.
Perché è tanto difficile descrivere un cappello quanto è facile denunciare i mali del sistema mondiale. Ecco: sdoganarsi dalle massime intenzioni è, forse, la prima mossa dello scrittore vero, quello che non lavora a grandi opere per l’eternità ma a poche, mirate e sentite pagine per i contemporanei. I quali possono, raramente, essere presenti anche dopo anni, decenni, secoli: a quel punto l’onesto autore sarà diventato un classico. Questo, e molto altro, si impara dalla guida di Walsh. Secondo il quale i motivi per rifiutare dattiloscritti sono esattamente 78. La casistica è vasta: mancanza di stile, presunzione maltrattenuta, fiancheggiamento di opere già edite, sciatteria, autoriflessività, banalità, incapacità di rendere dialoghi credibili, palese volontà di appartenenza a scuole, eccesso di enfasi, nullismo travestito, cattivo uso della sintassi, ipervalutazione della propria infelicità privata...
Il lettore curioso e pignolo potrà, alla fine, chiedersi quanti tra i libri usciti nel corso di un qualunque anno risulteranno del tutto, ma proprio del tutto esenti dai motivi per un eventuale rifiuto.

Ha una mano, faccia il conto.

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