Cronaca locale

Week end di mostre, dal Giappone agli Inca

Nel lungo ponte molte e opportunità per chi ama le mostre. Ecco alcuni suggerimenti. A Roma, doppio appuntamento all'Ara Pacis con il design italiano e l'arazzo futurista di Balla

Week end di mostre, 
dal Giappone agli Inca

Paraventi di dimensioni imponenti, rotoli verticali e orizzontali dipinti su carta e seta, preziose lacche e ceramiche, armi, tessuti, maschere raccontano a Milano, dal 6 dicembre, a Palazzo Reale, i tre secoli di storia del Giappone, che segnarono il passaggio dall’età medievale a quella moderna dell’Arcipelago. Allestite per la prima volta in Italia oltre 100 opere, tra cui un "Tesoro Nazionale" e alcune "Proprietà culturali importanti", provenienti dai maggiori musei nipponici. Intitolata "Giappone. Potere e Splendore 1568-1868", l’importante rassegna rappresenta un’occasione unica per conoscere, attraverso questa selezione ineguagliata di capolavori, una civiltà straordinaria e seppur lontanissima da quella occidentale per tradizioni, cultura, forme e geografia, al tempo stesso affine per sentimenti, scelte storiche e sociali.

Brescia Si intitola "Inca. Origine e mistero della Civiltà dell’oro" la grande mostra che aperta fino al 27 giugno 2010, al Museo dello splenido complesso di Santa Giulia. Arrivati dal Perù 270 pezzi, alcuni dei quali mai esposti al di fuori dei confini del paese sudamericano, allestiti nelle dieci sezioni che non riguardano solo il rapporto tra gli Inca, l’oro e gli altri metalli, ma che anche approfondisce l’evoluzione delle culture precolombiane dal 1500 a.C. all’arrivo degli spagnoli, nel 1532 e l’origine dei capolavori Inca, la cultura, la religione, la ritualità.

Ascoli A Palazzo dei Capitani del Popolo ad Ascoli Piceno è in scena la rassegna "Futurismo inedito". I ritratti nascosti di Giacomo Balla, Cleto Capponi, Gerardo Dottori, Sante Monachesi, Ivo Pannaggi. Allestita una vera e propria galleria di personaggi della politica, della cultura, della scienza, del cinema, dello sport, italiani e internazionali, immortalati dalle pagine del Popolo d’Italia. Ritratti e talvolta "caricature concettuali", in molti casi antesignani della "vignetta politica".

Milano Ripercorre l’opera del surrealista francese Maurice Henry la mostra antologica, alla Galleria del Credito Valtellinese a Milano, in corso Magenta 59. Esposte circa 300 opere, tra dipinti, disegni e oggetti-scultura, provenienti dal Centre Pompidou di Parigi, dal Musee Tomi Ungerer di Strasburgo e da diverse collezioni private. Maurice Henry, nel 1927, mentre frequentava l’università a Parigi, incontrò Andrè Breton, teorico del Surrealismo, e nel 1929 tenne la sua prima mostra alla Galerie Bonaparte, abbinando l’attività di pittore a quelle di disegnatore umoristico e critico d’arte. Da allora espose in tutta Europa, rimanendo sempre fedele al Surrealismo, da lui sempre interpretato con una vena di umorismo nero.

Genova La trasformazione dell’Unione Sovietica dal dopoguerra alla metà degli anni Settanta è il filo conduttore della mostra fotografica "Henri Cartier Bresson. Russia", in programma fino al 14 febbraio al Palazzo Ducale di Genova. Oltre quaranta le fotografie, esposte per la prima volta in Italia, che raccontano tutti gli aspetti della vita quotidiana nell’attuale Repubblica Federale Russa, in Estonia, nelle republiche caucasiche e nell’Asia centrale, attraverso le immagini scattate in due periodi successivi, nel 1954 e nel ’72/’73, dal famoso fotografo francese Henri Cartier Bresson, primo occidentale ad essere autorizzato a documentare l’Unione Sovietica dopo la seconda guerra mondiale. Realizzata dalla Fondazione per la Cultura Palazzo Ducale in collaborazione con la Fondation Henri Cartier Bresson, Magnum Photos e l’agenzia Contrasto, la mostra, che affianca alcuni degli scatti più famosi dell’artista d’oltralpe ad altre immagini meno note e difficili da incontrare, rappresenta uno straordinario documento storico.

Roma Un morso alla mela e…un vroom alla Vespa. Al museo dell’Ara Pacis una mostra racconta il genio e la creatività italiana, in un viaggio affascinante nel design made in Italy. "Disegno e Design", l’esposizione organizzata dalla Fondazione Valore Italia e curata da Alessandra Maria Sette, visibile al pubblico fino al 31 gennaio 2010, ripercorre un secolo di innovazione e progettualità italiane, e regala al visitatore un biglietto gratis per un tuffo dal passato al presente tecnologico del nostro paese. L’iter espositivo è scandito da preziosi certificati originali dei brevetti di molti prodotti, alcuni diventati delle vere e proprie icone, altri delle novità assolute. Passeggiando, è così possibile imbattersi, per citare alcuni esempi, in una avveneristica scarpa Ferragamo del ’39, incrociando nel percorso la celebre bottiglietta dell’Amara San Pellegrino, la famosa macchina da cucire Mirella verde salvia o un pacco di pasta Barilla «con ben 5 uova per chilogrammo» fino ad arrivare, naturalmente, alla mitica Vespa. La mostra si colloca nell’attività di Fondazione Valore Italia di progettazione dell’esposizione Permanente del Made in Italy e del Design italiano, che ha lo scopo di promuovere la tipicità della produzione italiana di ogni genere, in uno scambio - confronto con le arti figurative, l’architettura, la comunicazione, la gastronomia, la musica, la moda.

Roma Il Genio del Futurismo, monumentale arazzo di Giacomo Balla, che vuole catturare l’immagine dinamica del genio italiano incarnato nel movimento novecentesco, incontra all’Ara Pacis il genius augusteo dell’ età dell’oro. Promotrice la stilista Laura Biagiotti, che tre anni fa ha aggiunto alla sua collezione di opere di Giacomo Balla, appartenente alla Fondazione Biagiotti-Cigna (sono oltre 200), l’opera somma del grande artista. Realizzato da Balla nel 1925 per L’Exposition des Arts Decoratifs et Industriels Modernes a Parigi, il Genio Futurista, che narra della forza e dell’energia di una generazione agli albori del Novecento, si può ammirare fino al 31 gennaio. Anche se, collocato, per via delle sue straordinarie dimensioni (olio su tela d’arazzo, cm 279 per 381) sulla parete centrale del secondo piano dell’altare augusteo, e dunque visibile anche agli automobilisti che passano sul Lungotevere.

E' impossibile non notarlo, con i suoi colori italiani (bianco rosso e verde) che s’intarsiano su un fondo blu e azzurro, in una composizione prismatica del Genio, incentrata su una figura d’uomo schematica, con testa a stella e braccia tese a formare una sorta di lettera M, iniziale di Marinetti, inventore del Futurismo.

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