Cultura e Spettacoli

Week end al museo

Dalle meraviglie settecentesche di Venezia al Trecento riminese, fino ai splendori delle corti cinesi: tre mostre per riscoprire la cultura e gli splendori dell'Italia

Week end al museo

Gorizia rivela le meraviglie di Venezia
Nel palazzo Della Torre di via Carducci, l’antica via dei Signori nel cuore storico di Gorizia,ospita nella sala mostre un’ importante rassegna di dipinti di pittori veneziani del 1700, "Le meraviglie di Venezia. Dipinti del '700 in collezioni private" aperta fino al 27 luglio. L’esposizione, curata da Dario Succi e Annalia Delneri, rivelerà capolavori di una delle stagioni più raffinate della storia dell’arte finalmente fruibili anche a un pubblico più allargato. Si possono ritrovare significativi esempi dei diversi generi di pittura in cui si sono cimentati artisti come Canaletto, Bellotto, Marieschi, Guardi, Marco e Sebastiano Ricci, Giambattista e Lorenzo Tiepolo e Longhi. Un'occasione unica per recuperare lo stretto legame culturale esistente tra Gorizia e Venezia. E' infatti innegabile che Venezia abbia sempre esercitato una rilevante influenza nel campo dell’arte e della cultura goriziana, come è comprovato dalla presenza, a Gorizia, proprio nel 1700, di numerosi artisti e letterati veneti, tra i quali possono essere ricordati Carlo Goldoni, Lorenzo Da Ponte e Giacomo Casanova. Infatti proprio in questo percorso si può trovare una sezione dedicata alle opere di Canaletto, che imponendosi sulla scena veneziana alla metà degli anni venti creò vedute ineguagliabili nelle quali la bellezza della Serenissima viene descritta con attenzione e collocata nella dimensione di uno spazio assoluto, caratterizzato da una luminosità che rende tutto più reale. Il percorso prosegue con “la pittura di paesaggio”, un genere che si affermò a Venezia sul finire del Seicento e conobbe una straordinaria fortuna perché rispecchiava il mutato rapporto della città lagunare con la terraferma dopo il definitivo tramonto dell’ideale mercantile sul quale la Serenissima aveva costruito le proprie fortune, un esempio si può ritrovare nei dipinti di Marco Ricci dove si rispecchia la varietà del paesaggio veneto, dalle aspre montagne del bellunese alle silenti lagune. Il paesaggio arcadico è presente con stupende opere di Francesco Zuccarelli e di Giuseppe Zais nelle quali viene evocata una natura popolata da pescatori, pastorelli, cavalieri con cappelli piumati, lavandaie. Il profumo e l’aria di Venezia vengono restituiti in modo efficace anche nelle opere dei pittori di storia e di figura, che restituiscono l’atmosfera piena di sensualità e di abbandono nei dipinti a soggetto mitologico. In questo universo di rappresentazione la seduzione opera tutte le sue risorse: l’ornamento, l’abito elegante, la maschera tessono la trama della commedia mondana descrivendo al meglio la vita veneziana dell’epoca. Alla fine del percorso si ha nel cuore una sensazione di estasi e realizzazione nell’osservare questi capolavori che testimoniano la differenza di stili e soggetti presi da artisti di uno stesso periodo storico così affascinante come il 1700. Per informazioni: Artematica Tel. 0422-410.886

Il Trecento riminese a Palazzo Barberini
In mostra da domani a Roma, a Palazzo Barberini, il capolavoro riminese del 1330 dipinto da Giovanni Baronzio dopo un accurato restauro. Tra i tesori della Galleria Nazionale d’Arte Antica, la tavola è stata per l’occasione affiancata a quella dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, che completa la grande struttura lignea in cui l’artista ha raffigurato le Storie della Passione di Cristo. Una piccola mostra, ma molto raffinata, che si snoda in quattro sezioni che illustrano la produzione riminese prendendo in considerazione sia le piccole tavole per uso domestico, sia le opere di destinazione pubblica. È comunque proprio l’allestimento delle due parti del Dossale a costituire il centro della mostra, a restituire la suggestione di come doveva essere il capolavoro del Baronzio, commissionata dai frati francescani per la chiesa del convento di Villa Verucchio, l’opera doveva essere un tributo anche ai Malatesta, originari del luogo, e quindi concepita con una struttura monumentale. Un capolavoro della storia riminese, ha commentato il direttore dei Musei vaticani Antonio Paolucci.
Per informazioni: tel. 06-328.10

Firenze alla corte degli imperatori cinesi
Palazzo Strozzi ospita oltre 200 capolavori fino all’8 giugno utili per narrare quella parte di storia che ha completamente cambiato l’arte, cioè la cultura e la vita sociale della Cina imperiale. Firenze, culla del rinascimento italiano, ospita il rinascimento cinese, cioè quel periodo di transito dalla dinastia Hang alla Tang nel quale l’Impero di Mezzo raggiunse l’apice del suo splendore e del suo cambiamento culturale, sociale ed economica. Questo percorso è veramente molto interessante, poiché restituisce a questo magnifico Paese un momento di crasi con l’occidente. La mostra è stata allestita dallo stilista Romeo Gigli, sua prima esperienza con l’arte antica, affinché i cinesi riescano a seguire le lezioni degli antichi, ma lasciandosi coinvolgere in un reale dialogo con l’occidente. Gigli ha immaginato che il palazzo simbolo del Rinascimento italiano riuscisse ad essere non solo un contenitore, ma un luogo dove due culture si potessero fondere senza scontrarsi. Con questa mostra si riesce a tornare con la mente alla corte Tang, in Cina, senza sentirsi strappati dal fantastico contesto del Palazzo fiorentino. Per esporre e valorizzare le opere in alcune sale sono state create delle dune color ocra dove poter esporre alcuni capolavori esportati per la prima volta.

Il famoso stilista è riuscito perfettamente nel suo intento, infatti ogni sala racconta un pezzo di storia, un momento di quel periodo di cambiamento per la Cina che finalmente offre la sua affascinante arte all’occidente.

Commenti