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Sesso, boom di protesi al pene

In questo modo si sconfiggono eiaculazione precoce e disfunzione erettile. È possibile essere operati in day hospital e bastano 40 giorni per tornare a far sesso normalmente

Sesso, boom di protesi al pene

La prova costume per gli uomini assume un significato tutto particolare e, forse, proprio per questo, in questo periodo si sta assisendo a un boom di protesi al pene, volte soprattutto a combattere la disfunzione erettile: "Questo in chi è particolarmente motivato anche da una compagna giusta, ma soffre di una disfunzione erettile grave, porta ad optare per l’intervento di protesi al pene. In Italia se fanno circa 350 l’anno, ma sta aumentando il numero di chi le sceglie", come spiega Gabriele Antonini, urologo-andrologo dell’Università Sapienza di Roma e specializzato nell’impianto di protesi idrauliche al pene.

Il professor Antonini ha sviluppato una tecnica, già usata negli Usa e portata ora anche in Italia: "È meno invasiva e necessita di minor tempo di recupero si fa un’incisione di 2,5 centimetri alla base dell’organo sessuale e si procede a una dilatazione dei corpi cavernosi per l’inserimento della protesi. Questo tipo di procedura permette di ridurre quasi a zero gli ematomi e le infezioni dovute alle complicanze".

Così, come scrive Libero, l'intervento "si può fare in day hospital e con l’anestesia locale. Il device si attiva con un piccolo meccanismo inserito nella borsa scrotale, in questo modo si fa passare il liquido nei cilindri, all’interno della protesi, e si ha l’erezione".

In poco più di un mese si potrà far sesso normalmente: "Un motivo in più per molti uomini in difficoltà per sottoporsi all’intervento in questo periodo - osserva Antonini - così da essere pronti per l’arrivo dell’estate e delle vacanze. Ancora oggi il vero problema di chi soffre di disfunzione erettile o eiaculazione precoce è affrontare il problema - sottolinea il professore - spesso lo nascondono e questo provoca non pochi problemi psicologici e di coppia. Mentre basterebbe parlarne con il proprio medico o con uno specialista per affrontare al meglio la questione e scegliere la terapia.

Senza trascurare, come ancora fanno in molti, anche la chirurgia".

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