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Uccide la suocera, Apple Watch la manda in galera

Apple Watch ha aiutato la polizia australiana a risolvere un caso di omicidio: una donna ha ucciso la suocera, tendendole un'imboscata

Uccide la suocera, Apple Watch la manda in galera

Caroline Nilsson, una ragazza di 26 anni, è stata accusata dell'omicidio di Myrna Nilsson, 57, per un caso che la polizia sta risolvendo grazie ad Apple Watch. I dati recuperati dallo smartwatch, che indicano con precisione il momento in cui il cuore della vittima ha smesso di battere, saranno le prove chiave del processo contro la giovane australiana, accusata di aver ucciso la suocera nella sua casa di Adelaide, nel settembre del 2016.

Dopo l'omicidio, la ventiseienne aveva detto alla polizia che sua suocera era stata aggredita da un gruppo di venti uomini, i quali avevano seguito la signora Nilsson fino a casa dopo un incidente stradale. Circa tre ore dopo l'aggressione, la donna fu trovata per strada dai vicini, con le mani e la faccia legate con del nastro adesivo, ricoperta da evidenti segni di percose.

Nelle scorse ore, il procuratore Carmen Matteo ha portato delle prove in tribunale che dimostrano come la storia raccontata da Caroline Nilsson sia falsa: la ricostruzione del crimime sarebbe stata completamente inventata. Un esperto di medicina legale ha analizzato i dati archiviati dall'Apple Watch indossato dalla vittima, dati che hanno permesso di confermare come la donna sia stata attaccata e uccisa in 7 minuti. Analizzando infatti le informazioni sui livelli di energia, sul movimento e sulla frequenza cardiaca fornite dall'orologio intelligente è, secondo il procuratore, possibile giungere alla "conclusione che la defunta deve essere stata attaccata intorno alle 18:38 e sicuramente è morta alle 18:45".

In caso la ricostruzione venisse confermata, verranno contraddette le dichiarazioni dell'imputata, pronta a sostenere come i venti aggressori abbiano malmenato la suocera per 20 minuti. Inoltre, nonostante la nuora abbia dichiarato di essere stata attaccata a sua volta, lo smartphone in suo possesso ha svelato l'inoltro di un messaggio al marito alle 19.07, mentre alle 19.13 avrebbe fatto shopping su eBay.

"Le informazioni dell'Apple Watch sono una prova fondamentale per dimostrare la falsità del resoconto dell'imputato alla polizia", ha dichiarato il procuratore, così il giudice ha approvato la tesi dell'accusa e negato alla donna la libertà su cauzione, lasciandola in carcere.

Il caso tornerà nuovamente in tribunale il 13 giugno.

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