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Wimbledon, la pioggia salva solo le Williams

nostro inviato a Londra

Fare la ola con l’ombrello può essere divertente la prima volta. La seconda, però, diventa imbarazzante. Almeno quanto questo 121esimo torneo di Wimbledon. Ricapitolando: sabato si sono giocate una manciata di partite, domenica (piena di sole) nemmeno una perché questi zucconi di inglesi piuttosto che mandare all’aria la tradizione si farebbero tagliare una mano e ieri, incontri anticipati alle 11 e spalmati su tutti i campi, si è proceduto a singhiozzo. Quattro del pomeriggio: game, set and match solo per nove partite. Con situazioni comiche. Prendete Nadal: comincia in ritardo di un’ora la sfida con Soderling, vince il primo set, comincia il secondo e arriva la pioggia. Tornano sul campo numero due dopo un’altra ora, palleggi. Pioggia. Ricompaiono alle 18. Tie break: sette pari. Pioggia. Si riprende, lo spagnolo perde terzo e quarto set. Poi, sul 2-0 per Nadal al quinto, ancora inevitabilmente pioggia. Sul campo due Venus Williams fa a cazzotti con la giapponese Morigami, tra un po’ grandina, i supervisor hanno lo stop in canna ma si impietosiscono e lasciano l’ultimo servizio a Venere. Per la rabbia della Morigami, è quello vincente. Si può tirare un’altra riga.
La seconda Williams, Serena, è cinque pari con la Hantuchova, secondo set. Salta il polpaccio sinistro (crampo? stiramento?), lo prende a racchettate, poi stramazza a terra e urla. La fasciano. Passano otto minuti, cinque più del permesso. Per il regolamento è out. Zoppica fino al tie break, va sotto 4-2 e non si muove più. Pioggia. Si allunga la vita. Torna in campo con i pantaloni lunghi e vince al terzo set.
Si va avanti così per tutto il lunedì, ormai leggere il tabellone è come fare le parole crittografate, chi sta già ai quarti (Federer, ultima presenza sul campo venerdì scorso), chi ancora deve cominciare gli ottavi. E butta sempre peggio. Previsioni del tempo per oggi: al mattino 60% di rischio pioggia continua; al pomeriggio più sereno ma acquazzoni all’80%. Solo una volta la finale si è giocata al terzo lunedì del torneo: accadde nel 2001 e, finale pazza, vinse Goran Ivanisevic, il più scellerato di tutti, contro Rafter. Andrew Jarrett, direttore del torneo, fa gli scongiuri. Wimbledon non è assicurato contro i rimborsi dei biglietti causa maltempo: troppi i milioni da pagare. Ma ora sono guai seri. Se si assiste a meno di un’ora di gioco si ha diritto all’intero rimborso del biglietto. Sabato, campo centrale: Mauresmo batte Santangelo in 57 minuti. Poi il buio. Se le oltre 13mila persone battono cassa sono dolori, fino a domenica prevedono un bagno da un milione di sterline. E qui sono già nelle spese: il tetto apri e chiudi del Centrale, pronto nel 2009, costa 50 milioni di sterline. Da coprire anche con gli incassi del torneo. Wimbledon fa acqua: il resto è pioggia che ci bagna.

E senza Paolo Conte.

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