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Zapatero guida la Ue ma in casa è diventato il leader della povertà

MadridÈ stato un inizio di anno indigesto per José Luis Rodriguez Zapatero. I festeggiamenti di Capodanno, giorno in cui la Spagna ha brindato anche all'inizio della sua quarta presidenza di turno europea, sono stati preceduti da un regalo a dir poco sgradito per il premier socialista: i sondaggi invernali hanno rivelato che per la prima volta dal suo insediamento nel marzo 2004, il capo del governo è stato superato nelle preferenze dal leader dell'opposizione Mariano Rajoy.
L'usura del suo capitale personale sembra confermare che Zapatero attraversa probabilmente il peggior momento della sua carriera. Finora il giovane politico di León non era ancora stato colpito direttamente dai sondaggi nonostante il suo partito (Psoe) sia stato superato da mesi dal Partido popular (Pp) sul terreno delle «intenzioni di voto»: i dati pubblicati da Abc e Periodico (di opposte simpatie politiche) dicono che il vantaggio dei popolari si sarebbe consolidato attorno ai cinque punti percentuali (42-3% e 36-38%). E ora è arrivata l’altra brutta sorpresa. A disarcionare - quanto a preferenze - il leader socialista è stata, secondo la maggioranza degli analisti, la durissima crisi che sta scuotendo la Spagna, e il modo confuso e improvvisato con il quale il governo ha provato a farvi fronte. Dopo aver cavalcato per tutta la prima legislatura la bonanza economica, usata in parte per ampliare i diritti civili divenuti il marchio di fabbrica del governo (matrimoni gay, divorzio express, lotta alla disuguaglianza tra sessi etc), adesso Zapatero (rieletto nel marzo 2008 con cinque seggi in più del 2004) si trova molto più in difficoltà nel fare fronte a una crisi che ha lasciato la Spagna in una delle peggiori posizioni della Ue e che rischia di ridimensionare la portata del modello da lui coniato.
Proprio il boom economico vissuto dal Paese nell'ultimo decennio, fa ora da zavorra alla ripresa. La grande creazione di posti di lavoro registrata negli scorsi anni e il delirio immobiliare - che faceva usare in Spagna più cemento che in Germania, Francia e Inghilterra assieme -, fa vedere solo ora i suoi effetti negativi. La disoccupazione ufficiale è al 17.9%, con 4.1 milioni di disoccupati, di cui più di un milione e mezzo solo negli ultimi 24 mesi. Secondo i calcoli più cauti, la crisi del ladrillo (il mattone spagnolo) ha lasciato circa 1 milione di abitazioni costruite e invendute ad appesantire la ripresa di un settore che produceva più del 10% del Pil negli anni d'oro. Inoltre le famiglie ed i privati si sono indebitati oltremisura, in un'epoca dove il costo del denaro era bassissimo e le prospettive rosee, e oggi non hanno più soldi da investire o non sanno come far fronte alle rate dei mutui.
In poche parole, l'economia si è inceppata, e ha cambiato di colpo le prospettive spagnole. Il Paese, che nel 2007 cresceva ancora al 3.5% (Pil), non è ancora uscito dalla recessione (-0.3% nel terzo trimestre, contro la media Ue), relegando la Spagna del «sorpasso all'Italia» a leader del neonato «Indice di povertà» delle nazioni. E gli spagnoli - dicono i sondaggi - hanno bocciato la gestione dell’emergenza da parte dell'esecutivo. Zapatero ha infatti perso credibilità provando a ignorare fino all'ultimo la crisi nel 2008 (pur di non usare questa parola, l'esecutivo parlò di «accelerata decelerazione dell'economia»), mentre già da tempo assicura che la ripresa arriverà a breve nonostante i maggiori organismi internazionali assicurino che la Spagna rimarrà in recessione per almeno metà dell'anno prossimo, e tarderà almeno fino al 2012 per iniziare a creare nuovi posti di lavoro. L'annuncio dell'aumento delle tasse è stato forse il punto più basso raggiunto dal governo, che per settimane si è contraddetto sui dettagli dell'operazione attirandosi duri attacchi della stampa.
Con la presidenza alle porte, l'esecutivo si trova ora nel difficile ruolo di dover guidare l'Ue per sei mesi con l'obiettivo dichiarato di «trovare un'uscita alla crisi» e «disegnare il nuovo modello di sviluppo europeo», proprio quando la Spagna è il paese che meno sembra avvicinarsi a questi scopi.
La presidenza spagnola sarà ricordata forse più per il suo apporto al sociale che alla teoria economica. Il ministro delle Pari opportunità, la giovanissima Bibiana Aído, sarà infatti una stella del semestre, forse più del ministro dell'Economia Elena Salgado, succeduta da poco a Pedro Solbes e considerata più malleabile del suo predecessore. Aído fisserà per la prima volta come priorità di un governo la lotta alla violenza machista e chiederà alla Ue di creare un ordine di allontanamento europeo per i maltrattatori e un'osservatorio su questo tipo di violenza.

I sondaggi dell'estate diranno se la tattica è vincente o se alle elezioni 2012 si prospetta un cambio di governo.

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