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La lettera nascosta a Bankitalia. Tra gli indagati anche Jp Morgan

La ricostruzione dell'operazione da 17 miliardi che ha svuotato le casse di Rocca Salimbeni

La lettera nascosta a Bankitalia. Tra gli indagati anche Jp Morgan

Per completezza di informazione si precisa che, con riferimento alla posizione del Dott. Marco Morelli all'interno della vicenda giudiziaria cui fa riferimento l'articolo, in data 13 dicembre 2013 il competente Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta del Pubblico Ministero, ha disposto l'archiviazione delle indagini a carico del medesimo.

Roma - Dieci stringate pagine per chiudere l'inchiesta sull'acquisizione di Antonveneta da parte di Mps, 30mila pagine di atti giudiziari per 58 faldoni complessivi per raccontarla fuori da ogni sintesi.
Sono tante, tantissime le carte messe insieme da investigatori e inquirenti senesi negli ultimi anni, solo per cercare di fare luce su quei miliardi di plusvalenza che Mps «concesse» agli spagnoli del Banco Santander e sulla cascata di bugie conseguente all'operazione. E con la notifica dell'avviso di conclusione indagini da parte della procura di Siena, quegli atti sono ora depositati al quarto piano della procura, nella stanza del pm Nastasi, a disposizione dei legali dei nove indagati, che si preparano a un lungo agosto di lavoro, visto che il 20 scadrà il termine per presentare memorie difensive.
Nasconderanno sorprese o davvero il lungo lavoro del nucleo valutario della finanza e dei pm toscani ha finito solo per scoperchiare null'altro che la cattiva gestione di una banca da parte di manager non all'altezza? Fatti salvi gli altri filoni dell'indagine, dalle operazioni Alexandria-Nomura alla «banda del 5 per cento», per ora, l'unico nome nuovo che emerge dal documento - insieme a quello di Jp Morgan, indagata per la lettera di indemnity ricevuta da Mps e relativa ai rischi connessi al prestito «fresh 2008» - è quello di Fabrizio Rossi. Un nome importante, quello del vicedirettore generale della banca di Rocca Salimbeni, rimasto in carica fino allo scorso settembre, quando è andato in pensione.
Se la lettera di indemnity per Jp Morgan, firmata da Marco Morelli (indagato con Vigni per la missiva), è contestata anche a Mussari e al Cfo Pirondini relativamente a una delle ipotesi di ostacolo alle funzioni di vigilanza, lo stesso reato è ipotizzato per Rossi. I magistrati ritengono che l'ex vice Dg abbia mentito in una lettera spedita alla Consob a proposito della sottoscrizione del «Fresh 2008» da parte della Fondazione Mps. E si tratta del «delitto» più recente, poiché la missiva firmata da Rossi porta la data del 23 aprile 2012, quando Mussari era prossimo alle dimissioni (tre giorni dopo l'avrebbe sostituito Profumo) e il direttore generale era già l'attuale, Fabrizio Viola. Ma «la responsabilità penale è personale», come hanno spiegato sul punto i pm in conferenza stampa, e dunque l'indagine senese su Rocca Salimbeni è ancora concentrata esclusivamente sul vecchio management.
Mussari, Vigni e dirigenti vari sono accusati di aver ordito un «disegno criminoso» cercando di nascondere alle autorità di vigilanza e ai risparmiatori i reali aspetti (oscuri) dell'operazione Antonveneta. Qualche passaggio dello scarno avviso di conclusione indagini (dieci pagine), però, sembra ridimensionare persino le certezze del pm Nastasi che ieri in conferenza stampa ha escluso «tangenti» e «arricchimento personale». Per esempio lo stesso Nastasi e i suoi colleghi scrivono che Mussari, Vigni, l'ex Cfo Pirondini e il capo dell'area legale Raffaele Rizzi «esponevano false informazioni» in un prospetto «allo scopo di far conseguire per sé o per altri, in particolare a Mps, un ingiusto profitto», confondendo le acque sulla reale natura dei Fresh 2008.
L'«ingiusto profitto per sé o per altri» non è sempre arricchimento personale, certo. E quando non lo è, le toghe specificano chi se ne è giovato. Per esempio, parlando del bilancio 2008 «abbellito» da Mussari, Vigni e Pirondini («determinando una variazione del risultato economico di esercizio superiore al 5%»), i pm specificano che in quel caso «l'ingiusto profitto» è consistito «nel rappresentare la complessiba operazione Fresh quale strumento di capitale in luogo di strumento di debito».
A inguaiare i sindaci, Di Tanno, Fabretti e Pizzichi, sempre l'ostacolo agli organi di vigilanza. Nel loro caso, ipotizzato per una lettera di risposta a una richiesta di chiarimenti di Bankitalia sull'aumento di capitale da 1 miliardo di euro riservato a Jp Morgan.

Lettera nella quale i sindaci «esponevano fatti materiali non rispondenti al vero», ostacolando così «consapevolmente» le funzioni di vigilanza di Bankitalia.

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