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Mafia, rinvio a giudizio per i fratelli Lombardo

La richiesta presentata dalla procura di Catania. L'accusa è concorso esterno in associazione mafiosa. Ma il governatore: "Smonterò questo castello in aria"

Mafia, rinvio a giudizio per i fratelli Lombardo

Riportiamo di seguito la rettifica all'articolo apparso su ilGiornale.it:

IL GEOMETRA MICHELE BARBAGALLO ESTRANEO AL CASO LOMBARDO. Ho appreso con vivo stupore che il mio nominativo e relativa professione è inserito nell'articolo “”Mafia,rinvio a giudizio per i fratelli Lombardo”” pubblicato dal Vostro Quotidiano. La falsa e diffamatoria notizia da Voi pubblicata circa il mio coinvolgimento nella richiesta di rinvio a giudizio per il Presidente della Regione Sicilia e il di lui fratello è stata ripresa da tutte le principali testate giornalistiche nazionali e pubblicata sia sul cartaceo e sia online, con ciò causando allo scrivente un gravissimo danno all’immagine sia personale, sia professionale e sia politica in quanto in atto ricopro anche la carica di Tesoriere Provinciale del Partito “Italia dei Valori” della provincia di Catania. Orbene, premesso che dalla corretta lettura degli atti dell’inchiesta “Iblis” risulta che il soggetto coinvolto nelle indagini è il geologo Giovanni Barbagallo residente in Acicastello (con il quale lo scrivente non ha alcun legame, neanche di lontana parentela) e che il sottoscritto geometra Michele Barbagallo, residente in Acireale, è iscritto all’Albo del Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della provincia di Catania e che allo stesso Albo non risultano iscritti miei omonimi, premesso ciò, Vi chiedo ai sensi della legge sulla stampa di pubblicare la rettifica della falsa e diffamatoria notizia che avete dato. F.to Dott. Geom. Michele Barbagallo

 Nuovo terremoto in Sicilia. Questa mattina la procura di Catania ha presentato la richiesta di rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato per il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e per suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa.

La richiesta della procura di Catania fa seguito alla decisione del gip Luigi Barone di non accogliere l’archiviazione proposta dalla procura stessa per i fratelli Lombardo e disporre, invece, l’imputazione coatta per i due esponenti politici. "È tutto un castello di carte che non sarà difficile far saltare e smontare - commenta il governatore della Sicilia sul suo blog - leggere come fossero vangelo le falsità, le porcherie e le calunnie di questa gente, molto meno che da niente, fa veramente riflettere". Lombardo non crede, infatti, che "per governare il cosiddetto potere in questa Regione si debbano pagare prezzi così alti". Il presidente della Regione Sicilia dice di essere tranquillo e sereno dal momento che, "per iniziativa di una magistratura onesta e competente smonteremo, con il nostro aiuto, che io conto di dare a tempo pieno, questo castello di fesserie". Adesso Lombardo desidera solo difendersi: "Viene la nausea a sentire gentaglia da strapazzo e farabutti, ai quali non ho mai dato confidenza, dire sciocchezze di dimensioni mondiali che vengono prese da qualcuno come oro colato; qualcuno che magari ha svolto il ruolo di sanguisuga insaziabile nei miei confronti e adesso le amplifica attraverso la stampa".

L'inchiesta è uno stralcio dell’operazione "Iblis", il nome del Diavolo in arabo, scattata il 3 novembre del 2010 con decine di arresti tra esponenti di spicco della mafia di Catania, imprenditori e uomini politici. È una Cosa nostra moderna quella svelata dalle indagini di carabinieri del Ros, che si insinua negli appalti e si fa imprenditrice. E per questo avrebbe cercato di avvicinare, anche tramite un "colletto bianco" come il geometra Michele Barbagallo, i fratelli Lombardo. Indagati per concorso esterno la loro posizione crea una diversificazione di vedute nella Procura tra chi chiede il rinvio a giudizio dei fratelli Lombardo e chi, invece, lo stralcio del fascicolo. È questa linea che passa, forte della sentenza della Cassazione su Calogero Mannino. Il capo d'imputazione è derubricato in reato elettorale e comincia un processo davanti al tribunale monocratico. Allo stesso tempo la procura di Catania chiede l’archiviazione del fascicolo per concorso esterno, ma Barone fissa un'udienza camerale e dispone l’ imputazione coatta, spiegando in 60 pagine di motivazioni, che ci sono elementi di valutazione da affidare a un Gip per la richiesta di rinvio a giudizio. In particolare, il gip ritiene sia da escludere che per dieci anni Cosa nostra abbia investito sul Mpa, sul leader del partito e sul fratello accettando, dopo ogni competizione, di ricevere nulla in cambio e continuando a stipulare ancora accordi nelle successive elezioni.

"Gli elementi sin qui esaminati e le relative considerazioni svolte - conclude il gip - offrono, dunque, a questo decidente, un ulteriore elemento indiziario, che indubbiamente dovrà essere approfondito nel corso dell’istruttoria dibattimentale, ma che presenta, allo stato, una pregnanza tale da non consentire, ex se, l’archiviazione del procedimento".

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