Cronache

"Io, intellettuale di successo, mi sto svenando per sopravvivere"

L'autore Rai: «Oltre due terzi dello stipendio se ne va per pagare la casa in cui i figli vivono con la madre. E a me resta ben poco...»

"Io, intellettuale di successo, mi sto svenando per sopravvivere"

Riceviamo e pubblichiamo: La dr.ssa Eleonora Iacovoni, avvocata e funzionario dirigente nella Pubblica amministrazione, è da sempre autonoma economicamente e provvede congiuntamente al dr. Mellone al sostentamento dei figli minorenni, obbligo che, come è noto, costituzionalmente incombe su entrambi i genitori.
Come previsto dalla legge nell’interesse dei figli minorenni il Dr. Mellone è obbligato al pagamento di assegno di mantenimento ordinario e straordinario che è stato determinato, contrariamente a quanto sostenuto dall'intervistato, in accordo con la dr.ssa Iacovoni, la quale ha accettato anche un importo inferiore a quello inizialmente stabilito dall'autorità giudiziale sulla base del reddito dei coniugi.

Le pari opportunità, chiamiamole cosi, sono un sogno. Ma non per lei, Questa volta ad essere schiacciato contro il muro di umiliazioni e rinunce continue è lui. L'ex marito. Angelo Mellone, 43 anni, capostruttura Rai, autore, scrittore e tante altre cose. «Mettiamola cosi: c'è una disconnessione fra il mio ruolo di personaggio pubblico e la mia condizione economica. Non voglio dire che sono povero, però sopravvivere è una battaglia quotidiana. Difficile e complicata». Possibile? Senza tanti giri di parole, due numeri chiariscono i confini di una realtà cruda: «Oltre due terzi dello stipendio vanno dall'altra parte e a me rimangono si e no 700-800 euro al mese. E cosa si può fare quando in tasca ti rimane poco o niente se non la rabbia?».

Invece, ci sarebbero moltissime spese da affrontare, anche perché il brillante saggista ha due figli avuti dal matrimonio. «La sentenza della Cassazione finalmente riconosce che l'Italia non è più quella di prima: le donne non stanno più in casa a filare; no, lavorano, come la mia ex signora, che ha un reddito più o meno uguale al mio». Forse qualcosa potrebbe cambiare, ma lui non si fa illusioni. «Vedremo se lo stesso principio verrà accolto da altri giudici». Per ora Mellone è travolto dalle voci della contabilità domestica: 600 euro per ciascuno dei due bambini, poi i soldi del mutuo, metà lui e metà lei, ancora le spese straordinarie che tali sono solo per il vocabolario. «È un salasso irragionevole che mi svilisce giorno per giorno e che parte da un postulato campato per aria: la donna, la madre sarebbe il partner debole, in difficoltà, da tutelare».

Certo, i figli stanno con lei e questo è un elemento pesantissimo quando si rompe una relazione, ma Mellone denuncia il paradosso che si è creato: quando i ragazzi stanno con la madre vivono in una reggia di 300 metri quadri: un condominio signorile di Roma, lo stesso da cui sono stato buttato fuori quattro anni fa. Quando vengono da me, il loro tenore crolla: dormono in un divano letto da una piazza e mezzo sotto la cabina armadio in un piccolo appartamento. Siamo accampati, per quei 7-8 giorni al mese, in 65 metri quadri, e c'è spazio solo per i pigiami. Vorrei, vorrei ma non ho le risorse per dare loro una stanza in più».

Una situazione di frustrazione per il padre che vorrebbe fare di più per i due piccoli, un maschietto e una femminuccia che frequentano le elementari. Gira e rigira, si torna alla decisione del giudice. «Quando ci siamo separati, il magistrato è stato chiaro: cercate di vendere quella casa gigantesca, cosi da riequilibrare la situazione». Ecco, quel passaggio non c'è mai stato: «Quella toga comprensiva, di buonsenso, è andata in pensione e la mia ex moglie ha sempre detto no all'ipotesi di lasciare quell' abitazione cosi grande. No, no e ancora no. Così io mi sono ridotto in questo stato». Una condizione assai diffusa se oggi molti padri separati vengono censiti dalla Caritas e da altri enti assistenziali come nuovi poveri. Anzi, formano quasi una categoria nel mondo dell'indigenza contemporanea. Una vicenda ancora più surreale per Mellone: «Vado ai convegni, scrivo testi, seguo programmi, e non mi lamento certo del mio stipendio, ma davanti ai miei figli è come se fossi un disoccupato. O qualcosa del genere, con la prospettiva di convogliare i pochi denari che mi restano verso avvocati e carte bollate». La prossima tappa: il divorzio, come nella sentenza della Cassazione che ha riempito i giornali.

«È un segno di speranza - si congeda il dirigente Rai - ma intanto resto incatenato al mutuo e alle pretese della mia ex moglie».

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