Nessun allarme per la democrazia. Nessun dileggio alla Costituzione. Nessun attacco alla figura del presidente della Repubblica. Il premierato per la maggioranza degli italiani - a differenza di quello che dicono politici, intellettuali e giuristi del mondo progressista - non solo non è un pericolo per il nostro Paese ma, anzi, è un'opportunità.
A smontare il procurato allarme dei pretoriani dello status quo (tra gli altri) c'è un sondaggio pubblicato ieri su la Repubblica - quotidiano non certo in odor di melonismo - che restituisce l'immagine di un Paese in sintonia con le scelte del governo, in alcuni casi in modo anche piuttosto sorprendente. Secondo la rilevazione statistica il 55 per cento degli italiani approva l'elezione diretta del presidente del Consiglio. E già questa è una notizia: perché significa che una maggioranza financo più ampia di quella uscita dalle elezioni politiche del 2022 crede nella riforma costituzionale del governo. Ma non solo: il premierato piace anche a sinistra. Andiamo per gradi: il 71 per cento degli elettori di Azione e il 69 per cento di quelli di Stati Uniti d'Europa vuole l'elezione diretta del capo del governo. Diciamo che non occorreva la consulenza di un aruspice per prevederlo.
Più stupefacente il dato che riguarda i Cinque Stelle: sono favorevoli 58 grillini su 100. E poi c'è quello del Pd di Elly Schlein, partito che contro il premierato ha fatto un'architrave della propria opposizione fino a metterlo tra i primi punti della manifestazione nazionale del prossimo 2 giugno. Facciamo un riassunto minimo delle posizioni dei dem in proposito: «Il premierato scardina l'attuale assetto costituzionale e l'equilibrio tra poteri, la riforma del premierato indebolisce il Parlamento e il presidente della Repubbica» (Elly Schlein). «La destra sta demolendo la Costituzione» (Stefano Bonaccini). «La destra non vuole una repubblica parlamentare» (Francesco Boccia).
Riassunto minimo di un'allerta massima. E quindi verrebbe da pensare che, visto lo spiegamento di forze e di energie messe in campo dal Partito Democratico contro l'elezione diretta del premier, dietro la leader e i suoi soci ci sia una massa critica unita e compatta. Invece no. Ecco i numeri: il 45 per cento degli elettori del Pd è favorevole alla riforma costituzionale. O, se preferite, il 55 per cento è contrario.
Qualunque sia il punto di osservazione rimane il fatto che, stando a questo sondaggio, l'elettorato del partito che più osteggia il premierato è spaccato sul premierato stesso. Quasi un dem su due non la pensa come la segretaria Schlein. E ancora una volta, per fortuna, l'allarme democratico e l'attacco alle istituzioni esplode come una bolla di sapone. Anche per gli elettori di sinistra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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