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Calano i poveri in Italia. Consumi, ripresa vicina

A rischio povertà il 18,9% della popolazione contro il 20,1% Confcommercio si aspetta una crescita dei redditi dell'1,4%

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Aumento dei redditi e moderato ottimismo sulla ripresa dei consumi. Sono gli effetti delle politiche economiche del governo testimoniati dalle ultime ricerche dell'Istat e di Confcommercio-Censis. Secondo quanto rilevato dall'istituto nazionale di statistica, sono diminuiti gli italiani a rischio povertà. Nel 2023, grazie ai sostegni pubblici, dall'assegno unico per i figli ai bonus energetici fino alla revisione della tassazione (a partire dal taglio del cuneo), il 22,8% della popolazione italiana risultava a rischio di povertà o esclusione sociale. Il valore è appunto in calo rispetto al 24,4% del 2022 ed è il risultato di una riduzione della quota di popolazione a rischio, che si attesta al 18,9% (dal 20,1% dell'anno precedente), pari a poco più di 11 milioni di persone. Le iniziative del governo a sostegno delle fasce più deboli hanno contribuito già nel 2022 a ridurre le disuguaglianze: le famiglie più abbienti avevano conseguito un reddito 5,3 volte superiore a quello delle famiglie più povere, in calo rispetto alle 5,6 volte del 2021.

Secondo Confcommercio e Censis, infatti, le prospettive sono destinate a migliorare. L'economia italiana è in salute, ma sulle famiglie continua a pesare l'incertezza sull'evoluzione della congiuntura che induce a ritardare gli acquisti non strettamente necessari. L'Osservatorio Confcommercio-Censis su consumi e fiducia ha evidenziato che nel 2024 è prevista, in termini reali, «una crescita del reddito disponibile dell'1,4% e dei consumi attorno allo 0,9%». Dall'indagine, compiuta su un campione di mille famiglie, emerge però che il saldo tra ottimisti e pessimisti sulle aspettative future a sei mesi» è dieci punti inferiore a un anno fa e un po' sotto i valori del 2018. «Le intenzioni di acquisto degli italiani - ha spiegato il direttore dell'Ufficio studi di Confcommercio Mariano Bella - sono moderate» e «questo quadro specifico ci dice che non siamo affatto fuori dall'alone di rischio di tornare a tassi di variazione dell'attività economica attorno allo zero virgola niente, come nei vent'anni precedenti la pandemia».

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha rimarcato come «nonostante qualche fragilità in alcuni settori produttivi, l'economia italiana tiene bene». Tuttavia, ha proseguito, «l'incertezza sul futuro rallenta investimenti e consumi» e «per ritrovare fiducia serve, soprattutto, un taglio di mezzo punto dei tassi di interesse da parte della Bce e accelerare l'attuazione della riforma fiscale».

L'elevato costo del denaro, infatti, ha fatto sì che la quota di compravendite assistita da mutuo si sia ridotta dal 48,4% del 2022 al 39,9% del totale degli acquisti del 2023. È quanto ha messo in evidenza l'Osservatorio sul mercato immobiliare di Nomisma evidenziando che la domanda di affitti è cresciuta di 3 punti percentuali su base annua.

In questo contesto, prosegue Nomisma, la rigidità dei valori immobiliari ha frenato le compravendite (-10% a circa 710mila abitazioni passate di mano).

Una flessione che ha determinato anche cali delle quotazioni a livello locale anche se il dato nazionale è in crescita (+1,2% per l'usato e 1,7% per l'ottimo stato).

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