Politica

Il governo esclude una manovra bis «Inaccettabile il piano Ue sul deficit»

Siniscalco: «Documento non condivisibile, ci opporremo punto per punto». Maroni: «Orgogliosi di sforare il tetto del 3 per cento, stiamo spendendo per ridurre le tasse»

Antonio Signorini

da Roma

Nessuna manovra correttiva all’orizzonte, assicurano sia il premier Silvio Berlusconi sia il ministro dell’Economia Domenico Siniscalco. L’Italia continuerà a percorrere la strada dei tagli alle tasse e della crescita, ma prima darà battaglia contro la Commissione europea che potrebbe proporre una procedura per deficit eccessivo. La resa dei conti tra Roma e Bruxelles è iniziata ieri con cinque giorni di anticipo perché le agenzie di stampa italiane hanno diffuso una bozza redatta dai tecnici che lavorano per il commissario agli Affari economici Joaquin Almunia che dovrebbe essere la base sulla quale l’esecutivo Ue, dopo averla discussa, chiederà ai ministri economici e finanziari di aprire una procedura contro l’Italia.
Da Roma è subito arrivata la censura. Il ministero dell’Economia ha innanzitutto deplorato la fuga di notizie. Poi ha annunciato una battaglia anche nel merito dei rilievi mossi dalla commissione. Il documento, «contiene punti non condivisibili e inaccettabili a cui verranno opposte argomentazioni puntuali in tutte le sedi competenti: comitato economico finanziario, Eurogruppo ed Ecofin», ha annunciato una fonte di via XX settembre. Un primo incontro su questo tema si terrà lunedì al Lussemburgo con il faccia a faccia tra Siniscalco e Almunia. Tra le argomentazioni che il ministro spenderà a favore dell’Italia, c’è quella secondo la quale il documento non tiene conto di «misure e interventi già chiariti dall’Italia».
Se il contropiede italiano non sortirà nessun effetto, allora dalla Commissione europea uscirà la richiesta di procedura contro l’Italia che sarà discussa, ed eventualmente approvata, all’Ecofin del 12 luglio, il primo che terrà sotto la presidenza di turno inglese.
L’accusa al Belpaese è di aver sforato il tetto del tre per cento nel rapporto tra deficit e pil. Altri importanti membri Ue si sono trovati nelle stesse condizioni, ma contro di loro non è partita nessuna procedura, ha osservato ieri Berlusconi. «Il ministro Siniscalco non esprime preoccupazioni. Io non credo», ha risposto a chi gli chiedeva se pensa che la Ue imporrà al nostro paese una manovra correttiva. «I Paesi che hanno una situazione difficile sono tanti, diversi e più importanti, e l’hanno avuta anche negli anni passati, ma per loro non c’è stata nessuna penalizzazione perché certi andamenti dell’economia non sono ascrivibili alla conduzione economica del singolo stato, sono ascrivibili a fenomeni antichi e a una situazione generale», ha aggiunto Berlusconi.
Siniscalco ha confermato: bisogna «ritrovare la crescita. Ciò che serve è una buona riforma dell’Irap, una finanziaria credibile e una politica di contenimento del debito». Anche perché «fare ora una manovra bis, peraltro non suggerita né dalla Commissione europea né dalle agenzie di rating, sarebbe come confondere i sintomi per le cause e quindi sarebbe controproducente per una economia in un situazione di difficoltà».
Nel governo c’è anche chi, come il ministro del Welfare Roberto Maroni, dice che non bisogna «aver paura» ma «al contrario, dobbiamo dire con orgoglio che noi sforiamo il 3 per cento perché stiamo spendendo per ridurre le tasse, l’Irap e per fare gli investimenti che servono». A questo proposito, si rincorrono le indiscrezioni sulla prossima manovra fiscale e sul taglio dell’Imposta regionale sulle attività produttive che potrebbe approdare al consiglio dei ministri il 10 luglio.

Secondo l’agenzia stampa Adnkronos, la copertura (circa 12 miliardi in tre anni) sarà trovata anche ritoccando l’accisa sulla benzina, le addizionali Irpef e anche con il riordino delle rendite finanziarie, ad eccezione di quelle applicate sui titoli di Stato che rimarrebbe così al 12,5 per cento. Confermato l’aumento dell’Iva al 21 per cento e anche un ulteriore taglio alle spese dei ministeri per 2,3 miliardi di euro.

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