Guerra in Israele

A Rafah i tank israeliani. Al Cairo si tratta

L'Idf prende il controllo del valico, colpito il municipio. Hamas: "Ultima possibilità per gli ostaggi"

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Hamas avverte Israele che i colloqui al Cairo rappresentano «l'ultima possibilità» per la liberazione degli ostaggi a Gaza. Ma lo Stato ebraico invia nella capitale egiziana solamente una delegazione di medio livello, almeno in questa fase, per ribadire l'irricevibilità della proposta che il gruppo terroristico sostiene di aver «accettato» e Israele denuncia invece sia stata «modificata» a uso e consumo di Hamas. Le trattative proseguono alla presenza del capo della Cia William Burns, mentre l'esercito israeliano compie un altro passo nell'offensiva sulla Striscia di Gaza. L'Idf entra con i carri armati a Rafah, ultima roccaforte di Hamas nella Striscia, dopo aver bombardato pesantemente nella notte uccidendo almeno 23 persone, ingaggia battaglia contro i miliziani palestinesi, eliminandone una ventina, e prende «il controllo operativo» del lato palestinese del valico di frontiera con l'Egitto, l'unico finora non controllato dallo Stato ebraico. In serata, secondo Al Jazeera, colpisce con il fuoco dell'artiglieria anche il municipio della città. L'esercito specifica che si tratta di uno spiegamento «di portata molto limitata contro obiettivi molto specifici». L'operazione è circoscritta, per fare pressione sugli estremisti palestinesi, ma fa male non solo ad Hamas, che si riforniva dai tre «importanti» tunnel sotterranei scovati dall'Idf. Colpisce duramente i civili palestinesi perché chiude, almeno per ora, l'ultimo e più importante sito di passaggio degli aiuti umanitari, al confine con l'Egitto, scatenando la reazione del segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, che chiede di fermare l'escalation e riaprire anche il valico di Kerem Shalom, chiuso nei giorni scorsi dopo un attacco a colpi di mortaio lanciato dagli estremisti palestinesi e reiterato ieri. L'ultima proposta di Hamas era «volta a sabotare l'ingresso delle forze israeliane a Rafah», spiega Benjamin Netanyahu, che in un video sottolinea come il piano dei terroristi non sia riuscito e «la pressione militare» sia «precondizione per la restituzione degli ostaggi». La proposta del gruppo per un cessate il fuoco - sottolinea il primo ministro israeliano - è «molto lontana dalle richieste vitali di Israele» e lo Stato ebraico «non permetterà ad Hamas di ripristinare il suo malvagio dominio nella Striscia». Gli estremisti continuano a chiedere il ritiro completo dell'esercito e la fine della guerra e parlano di 33 ostaggi da liberare «vivi o morti».

Il ministro della Difesa israeliano Gallant ribadisce: «Non ci fermeremo finché Hamas non sarà eliminata o il primo ostaggio avrà fatto ritorno». Ma gli sviluppi a Rafah preoccupano. La Cina chiede a Israele «di evitare un disastro umanitario ancora più grave», l'Egitto parla di «pericolosa escalation», Anp e Turchia denunciano un nuovo «crimine di guerra» e chiedono agli Stati Uniti di intervenire per evitare l'invasione, contro cui si esprime anche il presidente Sergio Mattarella all'Onu. Joe Biden ricorda di essere stato chiaro con Netanyahu su Rafah, ma riafferma l'impegno «ferreo» per Israele, anche quando «ci sono disaccordi». «È stato Hamas a brutalizzare gli israeliani, a prendere gli ostaggi che continua a tenere. Io non dimentico», dice il leader Usa. Che assicura, dopo le proteste nelle università americane: «Non c'è posto per l'antisemitismo».

Ci sarebbe per una tregua, che ancora non arriva.

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