Guerra in Ucraina

Stop per finanza e commercio. Bloccati i beni di Putin e Lavrov

Gli Usa aggiungono il divieto di ingresso. Ok della Ue alle sanzioni. Mosca fuori dal Consiglio d'Europa

Stop per finanza e commercio. Bloccati i beni di Putin e Lavrov

«Un altro passo per isolare diplomaticamente e politicamente la Russia». Così il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha commentato a margine del Consiglio Ue l'approvazione del secondo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Oltre al congelamento dei beni detenuti nell'Unione da Vladimir Putin e dal suo ministro Sergei Lavrov, è previsto «un blocco nei confronti di banche, imprese di Stato, interi settori economici». La lista delle persone non grate è stata allungata a 555 «persone non grate», soprattutto politici e diplomatici russi favorevoli all'invasione dell'Ucraina. E gli Stati Uniti vanno oltre: non solo il congelamento degli asset di Putin e Lavrov, ma anche il divieto di ingresso negli Usa. Misure che Mosca bolla come «segnale di impotenza dell'Ovest», mentre spiega che il leader russo e il suo ministro «non hanno conti all'estero».

Il titolare della Farnesina ha confermato anche che l'Italia continuerà «a votare in modo compatto le sanzioni proposte dall'Ue» smentendo, insieme a Palazzo Chigi, le indiscrezioni circa un'esclusione dei beni di lusso, della moda e dei diamanti dalla lista degli scambi commerciali vietati, un embargo che, ovviamente, danneggerà il made in Italy. Allo stesso modo, si prepara sempre più il terreno - con il prossimo pacchetto di restrizioni - all'esclusione degli istituti russi dal sistema bancario internazionale dei pagamenti Swift. Un'opzione che ieri è stata ulteriormente valutata come confermato dal commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, dal ministro francese delle Finanze, Bruno Le Maire, e dallo stesso Di Maio.

Cosa è stato, quindi, approvato dal Consiglio degli Affari esteri? Le sanzioni decise nell'imminenza dell'invasione, ha spiegato il presidente della Bce, Christine Lagarde. La Banca centrale europea taglierà l'accesso alla liquidità delle banche russe colpite dalle sanzioni e ne congelerà le attività. Il divieto di rifinanziamento, ovvero il divieto di emettere prestiti o bonds sul mercato europeo, viene esteso a due banche (Alfa Bank e Otkiritie) e ad alcune società a controllo pubblico (tra le quali Almaz-Antey, Kamaz, Novorossiysk Commercial Sea Port, Rostec, Russian Railways). È prevista però una clausola di 45 giorni per permettere l'esecuzione dei contratti già stipulati. I cittadini russi o residenti in Russia non potranno effettuare depositi sopra i 100mila euro e non potranno investire in titoli azionari europei.

L'Europa, inoltre, bloccherà il trasferimento tecnologico in alcuni settori-chiave: raffinazione del petrolio, settore aerospazio e difesa. Si tratta di tecnologie non facili da sostituire per la Russia nel breve e medio termine che permettono alle raffinerie di ridurre le emissioni. Nel medio periodo, Mosca avrà gravi difficoltà a produrre benzine e carburanti da commerciare all'estero perché non è in grado di rispettare gli standard anti-emissione. Lo stesso vale per l'aviazione: il rinnovamento delle flotte sarà pressoché impossibile.

Come detto, nei confronti della Russia verrà attuato una sorta di embargo in quanto verranno ulteriormente inasprite le misure già introdotte nel 2014 per l'annessione della Crimea: non si potranno commerciare beni adatti all'utilizzo civile ma con un'applicazione anche in campo militare. In pratica, si bloccano gli scambi legati a telecomunicazioni, chimica e metalmeccanica. Vietato pure l'uso di fondi pubblici per investimenti e commercio con Mosca. Previste però esenzioni per scopi umanitari e sanitari.

La Russia è stata inoltre sospesa dal Consiglio d'Europa, l'organizzazione internazionale per la promozione dei diritti umani, per decisione del Comitato dei ministri riunitosi ieri sotto la presidenza italiana.

Ma «la Russia rimane membro del Consiglio d'Europa e parte delle sue convenzioni, compresa la Convenzione europea dei diritti dell'uomo». Anche l'Ocse ha deciso di chiudere formalmente il processo di adesione della Russia, avviandola chiusura del proprio ufficio a Mosca.

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