Politica

Sanità, l’Antitrust rilancia: «Farmaci al supermarket»

Il Garante approva il decreto Storace sugli sconti per le medicine ma chiede maggiore libertà di vendita. Il ministro: «Vanno assicurate le stesse garanzie di controllo». Federfarma: «Così si favoriscono gli abusi»

Anna Maria Greco

da Roma

Contro il decreto Storace «taglia-prezzi» i farmacisti gridavano al «mercanteggiamento», ma adesso l’Antitrust rilancia: per aumentare la concorrenzialità, dice, eliminiamo i vincoli ai prezzi e il tetto agli sconti, vendiamo i medicinali da banco anche nei supermarket, favoriamo i «generici» e facciamo confezioni monodose.
L'Autorità garante del mercato fa le sue proposte in una lettera inviata al Parlamento, che deve convertire in legge il decreto che consente lo sconto massimo del 20 per cento sui farmaci di fascia C, cioè a carico del cittadino. Il provvedimento «può rappresentare un passo in avanti», sostiene, ma si deve fare di più.
Il ministro per la Salute Francesco Storace accoglie i suggerimenti «con grande rispetto» e sottolinea che se di più non si è fatto è stato per le resistenze delle categorie. Come per l’abolizione del prezzo unico sul territorio nazionale, prevista nella prima stesura del decreto. Su una cosa non è d’accordo: i farmaci nei supermercati.
Federfarma, invece, boccia tutti e sei i punti indicati dall’Antitrust. D’altronde, il giorno prima il presidente Giorgio Siri era entrato in polemica con Storace per molto meno.
Il provvedimento viene lodato dall’Authority per le «finalità giuste», arrivare cioè a riduzioni di prezzo sia favorendo la diffusione dei farmaci generici, sia stimolando la concorrenza tra farmacie per gli sconti. Ma per i tutori della concorrenza il prezzo massimo imposto dal produttore «può risultare un punto di riferimento utilizzato dalle imprese per attuare comportamenti collusivi» e il tetto di sconto del 20 per cento per le farmacie si trasforma in «un prezzo minimo» del farmaco e quindi in un limite alla concorrenza. L'organismo guidato da Antonio Catricalà raccomanda al Parlamento di fare delle correzioni per una maggiore liberalizzazione del mercato. E avverte che neanche «il meccanismo biennale di modifica garantisce un calmieramento dei prezzi, dato che i produttori, al momento dell'adeguamento, possono vanificare gli effetti del “tetto” imposto nei 2 anni precedenti, aumentando il prezzo in misura elevata».
Mentre le associazioni dei consumatori applaudono, Storace critica la «direzione suicida» di Federfarma che contrasta il decreto. «Per la concertazione - dice - abbiamo lavorato con alcune categorie che hanno “strappato” il tetto sui prezzi». Ora l'Antitrust propone prezzi senza vincoli e così colpisce proprio Federfarma, che «ha fatto delle ipotesi idealizzate sulla riduzione dei prezzi». Sul blocco biennale degli aumenti il ministro auspica un confronto con l'Autorità. «Interessante» è la proposta di far confezionare ai farmacisti le dosi di medicine richiesta dal medico, che potrebbe diventare un emendamento e in altro si sostituirà il termine «generico» con quello «equivalente». Storace è perplesso sui supermarket. «Offrono le stesse garanzie delle farmacie?», si chiede. Poi assicura che il ministero pubblicizzerà le farmacie dove si può risparmiare.
Tutto negativo, invece, il commento di Federfarma. «Con l'Authority - dice Siri - evidentemente si parlano due lingue diverse: io parlo di farmaco, loro di mercato.

Gli sconti e il canale di distribuzione fuori delle farmacie significa favorire i consumi dei farmaci, quando si sa che l'abuso fa male». E invita Storace a controllare «a monte» il prezzo dei farmaci. «Questa polemica dimostra che il decreto Storace è inconsistente» attacca Rosi Bindi della Margherita.

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