Vaticano

Addio a George Pell, il cardinale che conobbe la prigione ingiustamente

È morto improvvisamente, a seguito di un'operazione, il porporato conservatore che subì un processo da cui venne prosciolto.

Addio a George Pell, il cardinale che conobbe la prigione ingiustamente

La notizia si è diffusa a Roma quando era già tarda sera ed è poi arrivata in Australia quando lì era appena iniziata la mattina: il cardinale George Pell è morto. Poco più di una settimana dopo Benedetto XVI, se ne va anche il prefetto emerito della Segreteria per l'Economia nonché uomo simbolo della Chiesa cattolica in Oceania per decenni. Pell, infatti, era stato prima arcivescovo di Melbourne e poi - dal 2001 al 2014 - arcivescovo di Sidney. La morte sarebbe sopraggiunta a seguito di complicazioni per un intervento chirugico all'anca. Il prelato avrebbe compiuto 82 anni in estate, non era più nella lista degli elettori ad un futuro Conclave.

Tra Australia e Roma

Creato cardinale da Giovanni Paolo II nel Concistoro del 21 ottobre 2003, il porporato si considerava un conservatore e per le sue prese di posizione anche nel dibattito pubblico del suo Paese fu spesso oggetto di attacchi da parte degli ambienti più progressisti della politica e della società australiane. Fu Francesco, subito dopo l'elezione, a chiamarlo a Roma per ricoprire l'incarico creato ad hoc di prefetto della Segreteria per l'Economia. La riforma delle finanze vaticane era uno dei punti programmatici emersi nelle congregazioni generali pre-Conclave e Bergoglio volle affidarla a lui. Pell, che il Papa aveva ribattezzato ironicamente "il Ranger", mise in moto - non senza resistenze in Curia - la macchina organizzativa che ha continuato a funzionare anche dopo la sua partenza per l'Australia nel 2017.

Il processo

Accusato di abusi sessuali per fatti che sarebbero avvenuti ai tempi in cui ricopriva l'incarico di arcivescovo di Melbourne, Pell - pur non obbligato - volle comunque tornare in Australia e difendersi nel processo che gli costò una condanna a sei anni di carcere. Una sentenza pronunciata in un clima ostile dell'opinione pubblica e che nell'aprile del 2020, dopo più di 400 giorni di prigione senza nemmeno poter celebrare la messa, fu ribaltata dall'Alta Corte. Il cardinale fu prosciolto da ogni accusa e quella contro di lui si rivelò essere, come l'ha definita Francesco nell'intervista su Canale 5, una "calunnia". Uscito dal carcere, Pell tornò a Roma e venne ricevuto dal Papa che lo ringraziò in udienza privata per "la testimonianza" facendo riferimento al suo periodo trascorso in carcere da innocente per più di un anno.

Tra Benedetto XVI e Francesco

Critico con l'interpretazione di Amoris Laetitia data dai vescovi argentini e maltesi favorevole alla comunione ai divorziati risposati e preoccupato per le richieste avanzate nel Sinodo sull'Amazzonia, Pell era comunque stimato da Francesco che lo ha più volte lodato anche dopo il suo ritorno dall'Australia e lo ha anche indicato come "il genio" da cui è partita l'operazione trasparenza nelle finanze vaticane.

Il cardinale stimava molto Benedetto XVI al punto da considerarlo il più bravo teologo tra tutti i Papi, ma non capì mai la decisione di rinunciare al ministero petrino e quella di prendere per sè il titolo di Papa emerito.

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