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Attenzione alla truffa con la finta accusa di pedopornografia: così ti costringono a pagare

La terribile vicenda ha visto come protagonista un nostro connazionale che vive in Cina. Ecco che cosa gli è successo

Attenzione alla truffa con la finta accusa di pedopornografia: così ti costringono a pagare

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Attenzione alla truffa con la finta accusa di pedopornografia: così ti costringono a pagare

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I cyber-criminali non si fermano davanti a nulla pur di mettere le mani sui dati personali e sul denaro delle loro vittime, mettendo in campo tranelli di ogni genere: sta destando particolare preoccupazione nelle forze dell'ordine una truffa davvero terribile, in cui le persone vengono accusate di pedopornografia e quindi costrette a sborzare delle cifre anche considerevoli. È il caso di un nostro cannazione che vive in Cina. Stando alle indagini, il raggiro è partito da un paese della Bergamasca.

Occhio all'e-mail

La truffa in esame funziona in questo modo: alla vittima arriva una e-mail con una comunicazione inviata da una presunta "Direzione centrale della polizia giudiziaria - Brigata di protezione minori". Nel testo, il malcapitato di turno viene sostanzialmente informato di essere indagato per pedopornografia, uno dei reati peggiori in assoluto. Viene addirittura menzionato un certo articolo 600 del Codice penale.

Esaminando l'e-mail appaiono subito dei punti poco chiari. Innanzitutto non vi è alcuna formalità, il tono è prettamente confidenziale. "Desideriamo informati che abbiamo istituito un sistema di monitoraggio completo per monitorare continuamente l'attività su reati sensibili come siti porno, agenzie di incontri e social media", si legge. "Ti contattiamo a seguito di un'indagine condotta dalla nostra unità di intelligence informatica che ha confermato che hai commesso un reato di infiltrazione informatica (relativo alla pornografia infantile, alla pedofilia, all'esibizionismo e cyberpornografia) su internet". Come è possibile vedere, il testo è sgrammaticato, talvolta sconclusionato, e abbondano le ripetizioni. Già questo dovrebbe aiutare a comprendere che si tratta di un comunicato non ufficiale.

Purtroppo una mail del genere può comunque provocare il panico in chi legge. La vittima non riflette e cade nella trappola. Il passo successivo dei criminali è quello di ottenere dati sensibili e denaro. I truffatori danno 48 ore di tempo per rispondere alla e-mail. In caso di mancata replica, "saremo obbligati a ottenere un mandato di arresto e a perseguirvi...". C'è però un'altra soluzione. I criminali, infatti, spiegano che i reati contestati sono punibili con una sanzione"da 78.000 a 250.000 euro".

Il caso del connazionale in Cina

A finire nel tranello è stato un nostro connazionale che vive in Cina. L'uomo ha trovato un'email con il logo della polizia postale in cui veniva accusato del reato di pedofilia. Spaventato dal tono del messaggio, ha preferito pagare le sanzioni nella speranza di chiudere al più presto la vicenda. In pochi mesi, dunque, ha versato ben 117mila euro. Solo in un secondo momento ha compreso di essere finito in una truffa e si è rivolto alla vera polizia postale.

Le indagini, condotte dagli agenti del Centro operativo per la sicurezza Cibernetica per la Lombardia, hanno portato alla scoperta di un gruppo criminale che operava nella Bergamasca. Nel corso della giornata di ieri, venerdì 17 maggio, sono state effettuate ben 12 perquisizioni. A finire nel mirino degli investigatori, un italiano e 11 cittadini stranieri.

L'avviso della polizia

La polizia di Stato ha diffuso l'allarme sui suoi canali social. "Vi mettiamo in guardia dalla falsa citazione in tribunale.

Nella mail truffa venite avvisati di essere indagati per pedopornografia e vi viene chiesto di fornire giustificazioni, pena una sanzione penale. L'alternativa che vi propongono è di pagare", spiegano le forze dell'ordine. "La raccomandazione è di non rispondere alla mail, cancellandola, e di non aprire gli allegati", consigliano.

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