Gli ayatollah e l’Armani made in Islam

Lo chiamano il Giorgio Armani dell’islam, ed è la star dei sarti di Qom, capitale della moda persiana. Abolfazl Arabpour ha 75 anni, i capelli bianchi e un sorriso che luccica. Ha quattro laboratori in città dove lavorano i suoi figli e moltissime prenotazioni. Cominciò ai tempi dello Scià cucendo il guardaroba dei militari: «Ma odiavo quel genere. L’unica cosa buona è che mi è servito per creare poi abiti religiosi di gran classe». Già perché è lui lo stilista che inventa gli ammiratissimi abiti di Khatami e di tutto il gotha religioso dell’Iran. Ed era sempre lui che cuciva personalmente gli abiti dell’ayatollah Khomeini. I tempi sono cambiati anche grazie a lui. Gli abiti religiosi sono diventati una questione politica in Iran: una volta erano vestiti sformati e trasandati, ora un simbolo di potere dalla confezione accuratissima, varia nelle forme e nei colori.

«Il clero iraniano è diventato molto più elegante da quando ha preso il potere» spiega. Aggiungendo: «Essere chic è un dovere religioso. Molte storie raccontano che anche il profeta Maometto amava vestirsi bene e adorava i profumi». Se lo dice lui...

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