Berlino: la sospensione è giusta

Europa divisa. La Merkel chiede un nuovo esame tra 18 mesi e per Chirac: «Non c’era scelta». Ma Blair e Zapatero sostengono i turchi

Posizioni diverse dei principali leader europei sulla questione del congelamento parziale delle trattative per l’adesione della Turchia all’Ue. Se per il premier britannico Tony Blair «un segnale negativo ad Ankara potrebbe rivelarsi nel lungo termine un serio errore», il suo omologo spagnolo José Luís Zapatero chiede che vengano mantenute «le porte aperte» alla Turchia; e se la Cancelliera tedesca Angela Merkel, coerente con la linea che da tempo sostiene, sollecita maggiori controlli sui progressi di Ankara nella sua marcia verso l’Ue e un riesame fra diciotto mesi, il presidente francese Jacques Chirac osserva che «la Commissione europea non aveva altra scelta».
Più nel dettaglio, Blair, uno dei più convinti sostenitori dell’opportunità di favorire l’ingresso della Turchia nell’Unione europea, ha espresso il timori sul pericolo di inviare segnali negativi ad Ankara «proprio in questo momento», ma ha riconosciuto che «sarà una sfida accertarsi che l’ammissione proceda nel modo auspicato». Blair, che si trova a Riga in Lettonia dove è in corso il vertice della Nato, ha aggiunto a proposito dell’ingresso della Turchia nell’Ue: «In Europa ci troviamo oggi davanti a un dilemma tra considerazioni politiche di breve periodo e interessi strategici di lungo termine sia europei sia del mondo intero. Continueremo, insieme con quanti condividono la posizione britannica, a tentare di trovare una soluzione prima del Consiglio europeo dell’11 dicembre. Quella è la data decisiva: dobbiamo fare in modo che il processo di adesione della Turchia proceda».
Molto netta in questo stesso senso la presa di posizione di Zapatero, il quale sempre da Riga ha chiesto che «si facciano i massimi sforzi» affinché il prossimo Consiglio europeo «mantenga le porte aperte alla Turchia». A tal fine, ha aggiunto il premier spagnolo, bisogna «lavorare intensamente» da qui alla riunione dei ministri degli Esteri europei del 14 dicembre.
Di diverso tenore, come si diceva, le dichiarazioni di Angela Merkel. In una conferenza stampa il Cancelliere tedesco ha definito «giusta» la decisione della Commissione europea di raccomandare una parziale sospensione dei negoziati con Ankara in seguito al rifiuto della Turchia di aprire i propri porti alle navi provenienti da Cipro. «La proposta della Commissione è un forte segnale che il protocollo di Ankara deve essere accettato dalla Turchia», ha spiegato il Cancelliere. «Sarebbe auspicabile - ha concluso il suo ragionamento la Merkel - una verifica più approfondita delle clausole affinché il Consiglio europeo possa riesaminare i progressi della Turchia, forse in un arco di tempo di diciotto mesi».
Più ambivalente la posizione espressa da Chirac.

Il presidente francese ha ricordato in un incontro a Riga con il premier turco Recep Tayyip Erdogan che «la Turchia si era impegnata ad applicare il protocollo di Ankara e doveva farlo» e ha osservato che la Commissione europea «non aveva altra scelta» che quella di raccomandare la sospensione parziale dei negoziati di adesione. Chirac ha tuttavia «espresso la speranza» che la situazione possa cambiare prima delle decisioni che i Venticinque dovranno prendere nel vertice di metà dicembre.

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