Bpm, il cda blocca le nozze con Modena

da Milano

La fusione Bpm-Bper appare sul punto di crollare: a dare l’altolà è stato lo stesso cda della Popolare Milano schierandosi contro le modifiche allo statuto della futura supercooperativa suggerite da Bankitalia: 11 i voti contrari su un totale di 20 consiglieri. «L’operazione di integrazione con Bper è finita», ha anticipato a Radiocor il vicepresidente Marco Vitale secondo cui «c’è stato un cambio di clima improvviso che comporta l’interruzione dell’operazione». Poco dopo Piazza Meda ha ammesso di non avere al proprio interno un «grado di condivisione» delle prospettate nozze con Bper «sufficiente ad assicurarne il perfezionamento». Differente la posizione di alcuni ambienti sindacali secondo cui rimarrebbe ancora lo spazio per trattare e inizierà un nuovo braccio di ferro. In ogni caso la decisione del cda non dovrebbe per il momento portare alle dimissioni del presidente Roberto Mazzotta. Spiazzata la promessa sposa Bper da cui ieri sera emergeva a caldo un forte stupore per una votazione «decisamente inaspettata».

Le modifiche allo statuto, che il comitato esecutivo di Modena aveva approvato lunedì, erano state rese necessarie dopo che il 5 giugno l’Associazione dei dipendenti soci di Bpm aveva bocciato l’aggregazione con Bper, puntando il dito su alcune questioni ritenute «imprescindibili».

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