Il capo team: «Uno non ha dato spazio»

Istanbul. Grazie al Dio dei motori quel biondino quarantenne con il fisico minuto e torchiato che di nome fa Christian Horner e di mestiere gestisce il team Red Bull ha rimesso le cose in ordine. Ha detto ciò che le immagini, troppo voracemente commentate da molti, non hanno detto. Uno: che fra due compagni, in una situazione del genere, a sorpasso iniziato e riuscito, si lascia lo spazio necessario. Due: fra i piloti Red Bull non ci sono accordi per cui, dopo l’ultimo pit stop, chi è davanti è davanti e chi dietro dietro. Virgolettato: «Anche fra le McLaren c’è stato duello, però hanno lasciato lo spazio necessario, i nostri no».
E Webber dirà: «Sebastian era più veloce di me, mi ha affiancato all’interno e poi si è un po’ mosso verso di me...

Il tutto è avvenuto molto velocemente, non è stato bello per la squadra. Avrei vinto la gara». Pure Vettel avrebbe potuto vincere. Dirà: «Ero all’interno, mi stavo concentrando sui punti di frenata, mi sono allargato... Le immagini parlano chiaro». E anche le regole sono con lui. Stavolta.

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