Carmen García Moyón

Suo padre era spagnolo e sua madre francese. Carmen, penultima di cinque figli, nacque in Francia, a Nantes, nel 1888. Ai primi del Novecento la sua famiglia tornò in Spagna e si stabilì a Segorbe, in provincia di Castellón. Piccola e rotondetta ma molto aggraziata, Carmen era conosciuta come «la francesiña». A Segorbe ebbe modo di conoscere le Terziarie Cappuccine, una congregazione fondata in tempi relativamente recenti dal b. Luís Amigó. La ragazza maturò una vocazione religiosa e nel 1926 prese l’abito tra quelle stesse Terziarie. Tuttavia, non rinnovò i voti temporanei perché si rese conto di avere fatto il passo più lungo della gamba. La vita nel chiostro non era per lei e nel 1928 si trasferì a Torrente, in provincia di Valencia. Qui divenne la più attiva collaboratrice dei frati del convento detto di Monte Sión. Insegnava il catechismo ai bambini, teneva pulita la chiesa dei frati, aprì perfino un laboratorio di sartoria in casa sua, dando lezioni di ricamo e cucito alle ragazze della città. A quel tempo, infatti, il corredo era ancora importante ed era tanto più pregiato quanto più confezionato dalle mani di chi poi lo avrebbe usato. Non solo. L’industria di confezioni non era sviluppata come oggi e l’arte del rammendo era fondamentale in una famiglia.

Ma venne la guerra civile e la signorina Carmen García Moyón, «la francesiña», era troppo conosciuta perché gli anarco-comunisti la ignorassero. Scelsero un modo poetico per farla fuori: poiché era notte, la cosparsero di benzina e le diedero fuoco. 1937, luogo: Barranc de les Canyes, il Burrone dei Cani.

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