In «Ceneri del tempo» Kar Wai al suo meglio

Nostro inviato a Cannes

A distanza di quasi quindici anni Wong Kar Wai ha ripreso in mano Ceneri del tempo, il film che girò come adattamento di un celebre romanzo di arti marziali cinese, La leggenda dell'eroe cacciatore di aquile. Si tratta questa volta della versione definitiva di una pellicola che rappresenta, come dire, il Wong Kar Wai prima del grande successo internazionale che lo ha reso una icona cinematografica.
Presentato fuori concorso nella serie delle proiezioni speciali del Festival, in Ceneri del tempo c'è tutto il meglio di questo cineasta geniale, i colori, l'uso del colore come fosse una tavolozza pittorica, gli stacchi esemplari della macchina da presa, il nitore delle immagini e la loro sapiente scomposizione, l'utilizzo della musica come parte integrante del racconto. C'è purtroppo anche il suo lato più estenuato ed estenuante, la lentezza, il perdere di vista il senso della storia, una calligrafia a volte fine a se stessa.

Intriso di fatalismo, il film racconta la storia di Ouyang Feng, eroe solitario che l'abbandono della donna amata ha reso cinico e trasformato in mercante di morte. Prenderà coscienza della propria solitudine, ma non potrà liberarsene.

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