In cerca degli antenati nella Rift Valley africana

Dal 1974, dalla scoperta di Lucy, la celeberimma signora delle origini, moltissimo è cambiato in ciò che sappiamo sull’origine dell’uomo grazie a una lunga serie di scoperte. L’elenco è lungo e i nomi ardui (Ardipithecus ramidus, 1994, Ardipithecus kaddaba, 1994, Australopithecus anamensis, 1994, Australopithecus bahrelghazali, 1995, Australopithecus garhi, 1997, Kenyanthropus platyops, 1999, Orrorin tugeniensis, 2001, Sahelanthropus tchadensis, 2002, per citare i più importanti) quasi tutti ritrovati nella Rift Valley Africana. Queste scoperte hanno spostato le nostre origini di milioni di anni più indietro, ci hanno mostrato diversi volti di nostri «parenti» e affini, ci hanno mostrato mondi del passato in cui più specie di primati eretti convivevano nelle savane africane.

Oggi possiamo infatti tracciare indietro la nostra via forse fino a sette milioni di anni fa, quando una (o più) grandi scimmie intrapresero la strada dell’ominazione attraverso quello che oggi intuiamo essere non un lineare cammino di «progresso» ma un tortuoso labirinto di tentativi ed errori, successi e fallimenti che hanno fatto di noi un unicum irripetibile, figlio di una fragile casualità.

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