La Cina al G7: «Non riusciamo a frenare»

da Milano

«Spiacenti, non riusciamo a frenare». I manovratori del boom cinese si arrendono: l’obiettivo di contenere quest’anno la formidabile espansione economica all’8%, non verrà centrato. Un’ammissione, quella del governatore della Banca di Cina, Zhou Xiaochuan, che ben poco dev’essere piaciuta ai rappresentanti del G7 riuniti a Essen, in Germania. Soprattutto agli Stati Uniti, che da tempo si battono affinchè Pechino rivaluti lo yuan, considerato da Washington uno strumento di concorrenza sleale. Zhou si è detto favorevole a un apprezzamento della moneta nazionale («Poichè aumenta la capacità dell’economia cinese di assorbire un tale cambiamento, un tasso valutario più flessibile ed elastico è appropriato», ha detto), ma si è ben guardato dall’indicare i tempi necessari per avviarne il processo. Il nodo, in fondo, sta tutto qui.

E a rimarcarlo è stato il segretario al Tesoro Usa, Henry Paulson: «La differenza è di tempistica: se non stai litigando e non stai divergendo circa la direzione, ma solo sulla velocità alla quale stai viaggiando, la cosa è positiva». Zhou, d’altro canto, ha chiarito che la Cina non intende per il momento mettere le mani sui tassi nonostante il surriscaldamento dell’inflazione. Improbabile, quindi, che lo yuan si rivaluti.

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