Clem Sacco, il fascino del demenziale d’antan

La mala erba del revivalismo - imbarazzante l’alluvione natalizia di cofanetti celebrativi - non cessa d’avvelenare la scena musicale. E tuttavia un cenno di simpatia non manchi a quest’antologia di Clem Sacco, oggi 73 anni, che ebbe guizzi di notorietà mezzo secolo addietro. Allora a Milano l’avvento del rock’n’roll battezzò tra gli altri Celentano, Gaber, Jannacci, e s’affermò nelle caves meneghine quel gusto protodemenziale cui avrebbero attinto nei decenni Skiantos, Squallor, Elio e le Storie Tese, Banda Osiris. Sacco, tenore mancato, ne fu tra i pionieri con pagine come Enea con il neo, Il deficiente, Baciami la vena varicosa, Oh mama voglio l’uovo à la coque: storicamente, ormai, così remote che ad ascoltarle sembrano inedite. Donde il fascino di questa retrospettiva, officiata da Michele Bovi e Pasquale Panella - che di Sacco attesta la «grazia beffarda e mascalzona» - e, per quanto datata, ancora godibile.

Per l’«allegria rabbiosa» (Panella), l’ilare vitalismo, l’intreccio di clownerie e di brio che la voce di Sacco, le sue musiche pimpanti, i testi surreal-dadaisti, i ritmi d’antan sanno evocare in chi ha l’età adatta.

Clem Sacco Clem Sacco in action (On Sale)

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