Dal consiglio di fabbrica alla Farnesina

Il sottosegretario agli Esteri, Donato Di Santo, è nato 49 anni fa in una località dal nome esplosivo: Bomba, provincia di Chieti. E quasi a non smentirsi sfoggia anche una bella barba rivoluzionaria. «All’età di tre anni la mia famiglia si è trasferita per lavoro al Nord, in Brianza», scrive in prima persona nella biografia sul sito del ministero. Nel Lecchese inizia a lavorare a quindici anni, come metalmeccanico, quindi abbraccia l’impegno sindacale e infine, dopo una gavetta di militanza volontaria, lascia il lavoro ed entra nel Pci come funzionario di partito, dove diventa segretario provinciale della federazione di Lecco restando in carica per due mandati, dal 1983 al 1989; consigliere provinciale dall’80 all’85; e infine il salto a Roma, chiamato da Piero Fassino come responsabile per le Relazioni politiche con l’America Latina, incarico ricoperto ininterrottamente fino al 2004 anche sotto le bandiere del Pds e dei Ds.

Ma è già dall’81 che mette anche le basi della sua esperienza internazionale. Che in un partito che aveva ancora l’orgoglio di dirsi rivoluzionario, per lui volle dire lunghi soggiorni nell’81 a Mosca e nell’84 nel Nicaragua sandinista. Due autentici marchi di fabbrica.

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